Il Papa in Kazakhstan

Un Paese multietnico e multireligioso

Anche nelle steppe dell’Asia centrale – dopo secoli di persecuzioni prima islamiche e poi comunistiche – vi sono ancora milioni di cristiani e Giovanni Paolo II vuole incontrarli ad ogni costo. Il Kazakhstan, ex repubblica sovietica, indipendente dal 1991, superficie 7 volte l'Italia, si estende appunto nell'Asia centrale - dal bacino del Volga al confine con la Cina -  ha una popolazione multietnica (con tedeschi, coreani e polacchi) e multireligiosa di circa 15 milioni di abitanti: questo è il Kazakhstan che il Papa visiterà da oggi (sabato ndr) a martedì 25. Un Paese ricco di risorse minerarie ma estremamente povero, tanto da ricevere consistenti aiuti internazionali. Oggi può sembrare incredibile, vista l’assoluta predominanza islamica  ma  secondo la tradizione, già nel II secolo d.C. giunsero a Merve, al confine tra l'Uzbekistan e il sud Kazakhstan, alcuni legionari romani prigionieri di guerra sconfitti dai persiani: tra essi numerosi cristiani; nel 334 sorse a Merve la prima sede episcopale e, alla fine dello stesso secolo, un monastero melchita.

La progressiva diffusione del Cristianesimo fu opera delle comunità nestoriane e ricevette un significativo impulso grazie ai missionari francescani giunti intorno al XIII secolo. Nel 1278 il papa Nicolò III fondò la diocesi di Kipciak e i religiosi ricevettero dal khan (la massima autorità locale) protezione e numerosi privilegi benché non cristiano – a dimostrazione della millenaria saggezza ed equilibrio dei rapporti  della Chiesa coi potenti di turno - tuttavia, alla morte del khan e del grande missionario Giovanni da Montecorvino, l'apostolo dell'Asia centrale, nel 1328, la situazione politico-religiosa si capovolse: i successivi khan divennero musulmani ed ebbero inizio sanguinose persecuzioni contro i cristiani. Soltanto nei decenni 1930-’40 XX in seguito alle deportazioni del totalitarismo sovietico, nella fase staliniana, in Asia centrale di intere popolazioni di tradizione cattolica (soprattutto tedeschi del Volga, ucraìni e polacchi), il Cristianesimo riprese vigore, grazie alla "pastorale clandestina" esercitata dai sacerdoti deportati in Kazakhstan dal 1930. Tra essi, padre Tadeusz Fedorowicz, prete della diocesi di Leopoli (Ucraina) e direttore spirituale del giovane Karol Wojtyla, e mons. Alexander Chira, vescovo di rito orientale, ordinato clandestinamente in un gulag nel 1956. Nel 1991, dopo la perestrojka, Giovanni Paolo II ha nominato padre Jan Pavel Lenga amministratore apostolico del Kazakhstan e delle altre repubbliche dell'Asia centrale: Uzbekistan, Tagikistan, Kirghistan e Turkmenistan.

Karaganda è oggi sede episcopale e centro principale della Chiesa di Roma. Dal 1999 vi sono amministrazioni apostoliche ad Astana, la nuova capitale del Paese prima meta del Pontefice, Almaty e Atirau. Sui circa 15 milioni di abitanti, 8 milioni sono i musulmani, poco più di 6 gli ortodossi, circa 360 mila i cattolici di rito latino ma esiste anche una fiorente comunità di fedeli a Roma di rito greco.

 

Articolo uscito su Il Quotidiano della Calabria Pagina 2 “Il fatto del giorno” Anno 7 n° 262 domenica 23 settembre 2001 con lo stesso titolo