“Il vescovo non è solo vittima, ha usato Moon” Intervista a Massimo Introvigne sul caso Milingo Ixtaplan
(Messico) - Perché un vescovo cattolico accetta un’unione combinata
da un gruppo non cristiano e con una donna sconosciuta? Ci chiarisce
l’intricato caso Milingo, Massimo Introvigne studioso dei fenomeni
postmoderni, fondatore del CESNUR Centro Studi sulle Nuove Religioni “Mons.
Milingo rappresenta una religiosità popolare disprezzata da ambienti
teologici progressisti, accolta
dai fedeli, dal Santo Padre e da una minoranza di vescovi, che ne
conoscono le possibili deviazioni ma ritengono vada evangelizzata non
demonizzata: il rischio è
che i fedeli si rivolgano altrove. Quando Milingo si sente perseguitato
da molti vescovi inizia, dal 1994, ad avvicinarsi a Moon che lo
accoglie. Nel 1999 concelebra un matrimonio di massa con Moon. Di fronte
a quelle che gli sembrano nuove vessazioni, lascia al suo avvocato un
nastro e afferma ”Se mi trattano
da pagliaccio, farò il pagliaccio”; va a New York e si fa sposare
da Moon. Milingo non è solo vittima; in
certa misura, più o
meno consapevolmente ha usato i moonies e Maria Sung, per aver
udienza nelle alte gerarchie della Chiesa, cosa sempre impossibile in
precedenza. Ma il ricorso a mezzi estremi lo mostra come un personaggio
psicologicamente in sofferenza, ambivalente, oscillante quindi con un
futuro assai incerto nella Chiesa”. Perché
la Federazione, nuova sigla della Chiesa dell’Unificazione di
Moon, di tendenza antiprogressista, provoca un’aspra diatriba
contro il Papa riciclando pregiudizi
anticattolici? “Il
movimento vede nella vicenda la possibilità di tornare alla ribalta non
per attività politico-culturali ma strettamente religiose. Se
volesse trarre un bilancio di quanto è avvenuto dopo lo
scioglimento formale della Chiesa dell’Unificazione nel 1994, dovrebbe
ammettere che è positivo sul piano sociale (adesioni prestigiose,
giornali divenuti autorevoli) quasi fallimentare su quello religioso: i
fedeli che credono veramente che Moon sia il Messia, fuori da Giappone e
Corea sono poche migliaia. Con Milingo si torna a parlare di Moon come
leader religioso. Ma a un prezzo: la maggior parte della stampa ne parla
male, perché ha manipolato il povero Milingo
ed è possibile che ciò rianimi in area cattolica, campagne
contro le “sètte” prima in ribasso in Europa e Stati Uniti. La
Santa Sede, può esprimere soddisfazione per il ritorno di Milingo ma
deve pur interrogarsi sul rapporto con lui prima degli eventi (perché
non dialogare?) e sulla non perfetta gestione della comunicazione (certa
rigidità è disapprovata da molti mass-media), dando paradossalmente
fiato ai nemici di sinistra del celibato (Moon e Milingo sono descritti
quali ultra-conservatori). Bisogna comprendere che la Santa Sede ha
preso a cuore Milingo più di altre centinaia di preti e qualche vescovo
che si sposano, perché non si tratta solo di una vicenda personale. Tra
Italia e Africa Milingo ha decine di migliaia di seguaci e il rischio
non era che diventassero tutti moonies
quanto che Milingo fondasse una “Chiesa indipendente africana”: ne
esistono più di 7000, in genere protestanti ma centinaia sono di
origine cattolica”. Per
Messori ciò è causato da potenti settori clerico-intellettuali,
infastiditi dalla proposta del Cristianesimo come rito gioioso,
trascendenza, pratiche tradizionali “Si
stanno confrontando tendenze differenti del Cattolicesimo:
nel
primo, postmoderno, il
percorso prevale sul discorso, l'esperienza sulla teologia, la
religiosità popolare su quella istituzionale. Nel secondo -nostalgico
della modernità come razionalità e religione nei limiti della sola
ragione- le masse che cercano esperienza immediata devono esser
condannate come superstiziose o ignorate come irrilevanti. Oggi ci sono
400 milioni di protestanti pentecostali e ogni giorno 1000 cattolici
latino-americani vi aderiscono. Il Papa è cosciente della situazione,
la capisce meglio dei teologi, cerca di evangelizzare la religiosità
popolare fatta di miracoli, guarigioni, esorcismi (è nuova religiosità,
non semplice ritorno a quella premoderna) senza condannarla. Invece
l’intellettualità la considera alienante e non versa lacrime se le
masse lasciano la Chiesa”
Articolo uscito su
il Quotidiano della
Calabria pagina
6 “Primo Piano” Anno 7 n°
236 MARTEDì
28 AGOSTO 2001 |