Sinistra al governo: l'oppressione fiscale e l'aumento del debito

Nel 1998 i salari reali sono scesi del'1,5%. Secondo uno studio del "Sole 24 Ore" siamo al 22° posto (su 29 paesi) per reddito disponibile dalle famiglie operaie. Secondo l'Istat l'11,8% delle famiglie vive sotto il livello di povertà - ma al Sud schizzano al 23,2% - e nel 1997 tali famiglie erano aumentate di colpo di ben 166 mila; la disoccupazione "ufficiale" è intorno al 12% ma in Calabria è al 23,8% e quella giovanile è la più alta dell'UE toccando il 32,1%; su 14 milioni di pensionati Inps, più di 2/3 riceve non più di 1 milione al mese; gli studi della ConfCommercio hanno calcolato una diminuzione del 4% dei redditi negli ultimi 8 anni . Sono questi i risultati pratici dei governi di CentroSinistra (egemonizzati comunque dalle Sinistre post, vetero e neo comuniste dei Demosinistri, Comunisti italiani e rifondatori, e coperti sindacalmente dalla Cgil di Cofferati trasformatasi in "vigilante sociale" dell'esecutivo). Un generale peggioramento delle condizioni di vita e non certo uno sviluppo ed un miglioramento come pretendono, secondo la propaganda soffocante degna di un regime, D'Alema, Visco e Mussi. Ma analizziamo nello specifico anche la situazione fiscale e lo sbandierato " risanamento" dei conti pubblici. Nel 1992 - prima che iniziasse tale "magico" risanamento da parte di Giuliano Amato - il debito pubblico era di 1.634.371 miliardi ed il PIL (prodotto Interno Lordo) di 1.517.598 miliardi con un rapporto pari a 108%. Nel 1999 al termine (per ora...) delle stangate che si sono abbattute sugli italiani il debito pubblico è salito a 2.452,219 miliardi, il PIL invece è di 2.119.463 miliardi. Quindi il rapporto debito/PIL è salito al 116%. Così il debito è salito di quasi 1 milione di miliardi in appena 8 anni e non è certo un bel risultato se si considera che è stato rallentato da fattori non più ripetibili nell'immediato futuro ( tassi d'interesse molto bassi, patrimonio pubblico privatizzato). E veniamo alle tasse: ormai con l'inflazione pericolosamente vicina al 3% ("ufficialmente" è al 2,5% ma in alcune zone arriva al 2,7%) il potere d'acquisto degli italiani diminuisce paurosamente e si sgonfia anche la favola (alimentata anche dall'artificiale "paniere dei prodotti" su cui l'Istat calcola appunto gli aumenti) di bassa inflazione. Il ministro Visco che attacca rabbiosamente non solo i politici del CentroDestra ma anche economisti non schierati che gli rimproverano la vera e propria persecuzione fiscale che toglie dalle tasche dei cittadini un fiume di denaro, dicendo che le tasse non aumentano, dovrebbe smentire queste cifre. L'aumento dal 1992 al 1999 è di oltre il 50% (da 615.354 miliardi a 927.764), mentre per la Banca d'Italia (quanto di più autorevole ci sia), rispetto al solo 1998 le entrate tributarie sono aumentate addirittura di 61 mila miliardi nel 1999; ben l'11% in più. Uno studio dell'OCSE (Organismo Cooperazione e Sviluppo Economico) calcola che in Italia il 46% del reddito finisce nelle voraci casse statali e che siamo i più tartassati degli ultimi 20 anni, fra i Paesi "occidentali". E non è finita, perchè se aggiungiamo le entrate extratributarie (contributi sanitari e previdenziali in gran parte) saliamo ad un 53,14% di prelievo statale degno del "socialismo reale" di nefasta memoria. L'alto prezzo della benzina infine, non solo fa aumentare tutti gli altri prezzi ma alimenta a dismisura il fisco che incasserà (nonostante le piccole riduzioni dalemiane) centinaia di miliardi in più se non verrà sterilizzata l'IVA. E gli aumenti del 10% ottenuti dalle Ferrovie? Quelli abnormi delle Assicurazioni? Quelli dell'Enel? E la beffa delle tasse sulle tasse? Sul gas metano ad esempio, se una famiglia consuma in un anno 1200 metri cubi, a Roma spende 1.500.000 di cui 835.000 per il combustibile e quasi 670.000 di prelievo fiscale. Fra acqua, elettricità, gas, telefono, una famiglia media spende circa 4 milioni annui: Stato, Regioni, Comuni, di tasse ne prelevano 1 milione e 100 mila. Questi risultati vanta la Sinistra: lavoriamo per lo Stato non per noi stessi.

 

 

Articolo apparso su L'Arno n° 3 Marzo 2000