Un Uomo Ragno poco "amazing"

Un film con scarso ritmo ed attori sottotono, tranne il “cattivo” Defoe

 

E così il prototipo dei “nuovi supereroi” afflitti da problemi personali, non a caso nati intorno al decennio 1960, arriva anche in Calabria con l’anteprima di giovedì sera a Cosenza de l’Uomo Ragno al cinema Citrigno promossa dalla Nokia. A quanto pare negli Stati Uniti Spiderman sta piacendo molto e gli incassi sono da blockbuster ma la pellicola non mantiene tutto quel che promette il pervasivo battage anzi, risulta farraginosa, paradossalmente viene penalizzata non dai troppi effetti speciali – come si potrebbe pensare per un film del genere – ma dal poco ritmo di gran parte della narrazione. Eppure da un regista solido e non certo banalizzante come Sam Raimi (Darkman, La casa, Soldi sporchi, L’armata delle tenebre) ci si poteva aspettare quel qualcosa “in più” che conferisce maggior dignità anche a prodotti “troppo” commerciali. Invece tanti ingredienti non hanno funzionato: forse per la sensibilità di noi europei certe scene, certe frasi ed ambientazioni che negli USA ed a New York in particolare, avrebbero (stando ad alcune cronache) provocato applausi in sala, sembrano fastidiosamente retoriche ed artefatte. O anche perché l’attore  protagonista Tobey Maguire è statico nel recitare ed ha un’espressione francamente ebete impersonando Peter Parker sia prima che dopo la puntura del ragno geneticamente modificato che lo trasforma in “arrampicamuri” superdotato in muscoli, riflessi e sensi. E gli altri non sono da meno: Kirsten Dunst è una Mary Jane Watson (l’amore adolescenziale dell’imbranato Parker) priva di spessore, Cliff Robertson (zio Ben) e James Franco (l’amico Harry Osborn) senza infamia ma anche senza eccessivi virtuosismi, Rosemary Harris (zia May) un po’ troppo legata a cliché comprensibili in un  fumetto americano del 1962, quale l’originario amazing Spider-man ma alquanto improbabili in una vicenda ambientata nel 2002  - in una sequenza la si vede sferruzzare (!) -. Così che alla fine l’unico che ne esce tutto sommato dignitosamente, sfoderando doti recitative e mimica facciale per rivelare il suo tormento interiore è Willem Defoe. Negli scomodi panni di Norman Osborn il genio scientifico ed industriale che diventa Goblin, il primo supernemico di Spider-man, Defoe dà fondo a tutti i trucchi del suo mestiere e rende bene il conflitto che agita la sua anima fra tensione al bene e pulsione per il male che finisce per soggiogarlo. Piuttosto c’è da riflettere su particolari, solo apparentemente “marginali”, della pellicola che ne fanno un prodotto non per teen-ager (almeno in paesi diversi dagli USA). La sceneggiatura  di David Koepp e la regia di Raimi hanno infatti inserito temi e inquadrature “sociali”: lo zio Ben (Robertson), operaio elettricista, viene licenziato e non trova lavoro perché le offerte sono tutte nel ramo informatico; Osborn (Defoe) diviene progressivamente malvagio prima perché i militari pretendono risultati immediati dalle sue ricerche genetiche (e lui decide di sperimentarle di persona), minacciando di rivolgersi alla concorrenza, e poi perché i soci vogliono vendere la “sua” azienda, ritornata a macinare profitti, per intascare milioni di dollari e fregarsene di Osborn. Una duplice strizzata d’occhio “contro la finanza” irresponsabile e quindi agli ambienti radical  o no global? Attenzione, perché negli Stati Uniti la polemica  di questo tipo – e la difesa del “lavoro” sia esso operaio o imprenditoriale - è patrimonio anche delle tendenze conservatrici e populistiche. Nelle sale d’Oltreoceano si applaude quando viene recitata la frase  “un grande potere porta con sé una grande responsabilità” che contiene un tasso di retorica difficilmente sostenibile. Per fare un paragone, nella proiezione di Cosenza c’è stato un breve applauso quando Maguire-Parker risponde “non mi riguarda” a chi gli chiedeva di fermare un rapinatore… Infine  vorremmo sapere se per compensare le Twin Towers  eliminate dopo l’11 settembre dai panorami della New York in cui si aggira lo spararagnatele, sia stata aggiunta la scena coi cittadini su un ponte in rivolta contro Goblin mentre l’Uomo Ragno cerca di salvare un gruppo di bambini, per esaltare l’ormai famoso senso civico degli yankees.

 

Articolo uscito su IL QUOTIDIANO della Calabria pagina 47 “Cultura & Spettacoli”
Anno 8 n° 155 sabato 8 giugno 2002
con lo stesso titolo