Nuove tendenze per le “Sinistre”

Voci contro

Le stragi causate dallo scatenarsi di terrorismo e violenza islamista radicale prima e dopo l’11 settembre 2001, hanno portato (o costretto?) ad un ripensamento e ad una riflessione, su metodi e contenuti ideologici della lotta cosiddetta “no global”, da parte del vasto arcipelago di gruppi e movimenti che la promuovono e la attuano. Le diverse “reti” espressione delle tendenze che si richiamano ai “popoli di Seattle” si ritrovano a Porto Alegre nel Brasile meridionale, per la 2ª edizione del Foro Sociale Mondiale. È quindi il caso di chiedersi se cambierà qualcosa per i variopinti “social forum” locali e continentali, in relazione anche alle organizzazioni che promuovono o partecipano agli incontri. Quesito interessante e cruciale perché, il “livello” dei politici che interverranno è di notevole spessore (basti citare ben 6-7 ministri francesi ed il sindaco di Roma) ed i “messaggi” lanciati avranno notevole impatto. Riusciranno a non appiattirsi su posizioni oggettivamente “filo-terroristiche”? A rivendicare sì una differente via alla globalizzazione  ma senza “giustificare” il sanguinoso assalto al primato economico e militare occidentale, teorizzato e praticato dalle reti terroristiche islamiste? Certi slogan e analisi sociologiche (più o meno marxistiche), riecheggiano i proclami millenaristici di bin Laden e della galassia radicale contro “l’imperialismo dell’Occidente”, c’è di che preoccuparsi. Eccesso di prevenzione verso le tendenze ribellistiche esistenti a causa delle ingiustizie delle nostre  società? Ma chi c’era l’anno scorso a Porto Alegre?

Più di 400 conferenze e workshop su temi politici, sociali ed ecologici. Non si può sostenere che tutti gli incontri abbiano avuto un orientamento sovversivo ma i più animati e frequentati, che “hanno dato il tono all’evento”, sono stati di carattere rivoluzionario, nei quali progettare strategie di "resistenza armata" in America Latina. Il guerrigliero Javier Cifuentes ha lanciato un appello per "la costruzione dell’unico regime destinato a portare la felicità al genere umano, cioè il socialismo" e ha sostenuto che "le FARC EP (gruppi narco-guerriglieri Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia-Ejercito del Pueblo) sono assolutamente sicure che il secolo XXI è il secolo del socialismo".

In diverse conferenze i relatori hanno rigettato la cosiddetta "terza via" socialdemocratica. "Non pensiamo possibile l’umanizzazione del capitalismo, ma piuttosto il suo annientamento da parte del socialismo", ha detto l’economista Jorge Benstein, dell’Universidad de Buenos Aires, che ha annunciato l’"esplosione di rivolte popolari in America Latina". Un dirigente della Central Única dos Trabalhadores (CUT), brasiliana, ha lanciato un appello a concordare "azioni di resistenza simultanea in diversi continenti". Il sacerdote belga François Houtart, esponente della “teologia della liberazione”, per molti anni consigliere di Castro e che visita Cuba con frequenza, ha sostenuto che, di fronte agli attuali sistemi, basati sulla proprietà privata, l’unica via d’uscita sta nel "lottare per la sua distruzione radicale". Le reiterate ovazioni alla delegazione di Cuba comunista sono state qualificate dal giornalista José Barrionuevo come "la più grande contraddizione del FSM: applausi a oppressori" del popolo cubano. Ma questo non sembra aver diviso i partecipanti. Francisco Whitaker, uno degli organizzatori del FSM, direttore della Comissão Brasileira Justiça e Paz da Conferência Nacional dos Bispos do Brasil, ha dichiarato: "La spiegazione di questo appoggio è molto semplice: perché Cuba è un simbolo". Il sacerdote Oliverio Medina, che milita nei guerriglieri delle FARC, ha aggiunto che "Cuba comunista è la prova che il capitalismo non è la panacea per l’umanità, ma lo è il socialismo. Cuba è come una sorella che brilla di luce propria. Lo dico perché vi ho vissuto". Riccardo Petrella, professore dell’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, ha interpretato le ovazioni come "un omaggio al mito che rappresenta, benché la realtà di Cuba non concordi completamente con il mito. Le persone hanno bisogno di miti. Se si distruggono i miti di Cuba e del "Che", che cosa ci resta?". Ignacio Ramonet, direttore de Le Monde Diplomatique, ha annunciato che "il nuovo secolo comincia a Porto Alegre". Nel segno di bin Laden?

Articolo uscito su IL QUOTIDIANO della Calabria Pagina  4 “Primo Piano”
Anno 8 n° 29 mercoledì 30 gennaio 2002
con lo stesso titolo