"Gay pride"

La natura non esiste però vogliamo i "buoni per peccare"

 Solo qualche breve considerazione di buon senso, di senso comune, che deriva dalla semplice constatazione della realtà, sul cosiddetto "gay pride" e dintorni. A parte l'evidente insuccesso quantitativo al di là della solita guerra di cifre (70 mila partecipanti per la Questura, addirittura 500 mila per gli organizzatori, circa 200 mila per i mass-media "fiancheggiatori", cioè quasi tutti), insuccesso perché nonostante appunto l'incredibile e pressoché totalitario sostegno di stampa, radio, tv, partiti e movimenti, industria della moda e dello spettacolo, non c'è stata quella partecipazione di "gente comune" ma solo una mobilitazione di massa delle sinistre di ogni risma e dei più esagitati "militanti" dell'ideologia omosessualista o gay che dir si voglia. Nonostante poi la mancanza di troppo plateali esibizionismi antireligiosi ed anticattolici in particolare - che comunque ci sono stati ma in misura minore rispetto ai timori della vigilia, probabilmente grazie alle proteste dei cattolici italiani e della Santa Sede -, finalmente promotori e sostenitori della potente lobby omosessualista, hanno ammesso (dopo averlo negato fino a pochi giorni prima) che la scelta di Roma, è stata dovuta alla volontà di opporsi alla Chiesa Cattolica proprio nel periodo del Grande Giubileo (segnalo L'Espresso di venerdì 13 luglio 2000 n° 27 - 28 anno XLV, molto esplicito). Quel che va però sottolineato è il tentativo della proterva - è il caso di definirla così - e multimiliardaria lobby gay, nel pretendere non solo privilegi spacciati per "diritti" che, ultimamente, si risolvono nel "bussare a denari" alle casse dello Stato, con un'incredibile pretesa, appunto, di ottenere benefici assistenziali nel momento in cui si stanno riducendo pesantemente quelli per le persone realmente deboli e svantaggiate. Ma non si tratta solo di questo perché da parte degli ideologi più "raffinati" per così dire, si arriva a negare - e come potrebbe essere altrimenti? - l'esistenza della natura (!) ed in particolare della realtà delle persone quali uomini e donne, come incredibilmente ha scritto su La Stampa di venerdì 7 luglio, Roberto Casati, presentato come "filosofo" e docente all'Ecole Polytecnique di Parigi, per il quale la natura è solo una ...finzione. Da ciò ne discende che non esiste un diritto naturale, una naturalità nel procreare di uomini e donne e le "tendenze", gli "orientamenti", sessuali - come vengono definiti- sarebbero tutte uguali, "normali" e bisognose di promozione anche pubblica. Tralascio le implicazioni di tale visione (anche nel senso psichiatrico del termine...) e rilevo infine la curiosa pretesa di impedire alla Chiesa Cattolica (ma non solo ad essa) di definire l'omosessualità secondo Bibbia e Vangelo e di ottenerne ad ogni costo l'approvazione per tale scelta sessuale e di vita. In pratica si vuole dal Pontefice e dalla Chiesa tutta, una specie di "buono per peccare" . Siamo davvero alla follia.

 

Commento uscito su L'ARNO Prima pagina del n° 7
Anno XIII Luglio 2000 con lo stesso titolo