Recensione del libro "Buio sull'altare"

"...Il problema della Chiesa... Noi lo abbiamo risolto totalmente andando alla radice: abbiamo soppresso i sacerdoti, le chiese e il culto...". Ritengo che quest'apodittica affermazione -- pronunciata a Barcellona l'8 agosto 1936 (tale data è particolarmente importante come vedremo) da Andrés (o Andreu, in catalano) Nin, capo indiscusso del POUM (Partido Obrero de Unificacìon Marxista) partito comunista di tendenza trozkista --, "fotografi" con efficacia la realtà dei fatti rievocati in "Buio sull'altare. 1931-1939: la persecuzione della Chiesa in Spagna", di mons. Vicente Cárcel Ortí edito da Città Nuova (Roma, 1999, 200 pagine L.26.000) nella collana "i volti della storia" diretta da Franco Cardini e Francesco Malgieri. Il lavoro del sacerdote spagnolo -- preceduto da una sintetica prefazione del prof. Giorgio Rumi -- storico e postulatore nella causa di beatificazione di 74 dei martiri della sua diocesi, quella di Valenza, si segnala positivamente perché nel quadro delle analisi più o meno approfondite sulla Guerra di Spagna, che infuriò "ufficialmente" dal luglio 1936 all'aprile 1939, molto correttamente ed opportunamente, documenta le violenze che sin dai primi giorni della "Seconda Repubblica" (dall'aprile 1931) colpirono duramente tutte le espressioni (persone e "cose") della Chiesa Cattolica iberica; disvelando il filo rosso (è proprio il caso di definirlo) che collega la "politica religiosa" delle Sinistre spagnole. Infatti siano esse partitiche, sociali o culturali, rivoluzionarie "borghesi" -- cioè repubblicane, radicali, massoniche --, ovvero rivoluzionarie "marxistiche" -- socialiste, comuniste di tendenza stalinista o trozkista --, oppure anarchiche, le Sinistre erano accecate dall'ideologia e da una paranoia del "complotto" clericale e (certo con modi, mezzi, espressioni, differenti ma non tanto) perseguivano il fine di eliminare totalmente la presenza religiosa dalla terra iberica. Mons. Ortí fornisce quindi non solo le cifre ormai abbastanza note della "pulizia anticattolica" (perché tale può esser definita) durante la guerra civile -- 13 vescovi, 4184 sacerdoti e seminaristi, 2365 religiosi, 283 suore, un numero non calcolabile ma dell'ordine delle decine di migliaia di laici, uccisi spesso barbaramente, chiese, conventi, oggetti ed arredi sacri, capolavori artistici, persino preziose biblioteche distrutti -- ma quelle, meno note, degli antecendenti che, nell'aprile-maggio 1931, nell'ottobre 1934, fra febbraio e luglio 1936, causarono morti, incendi, esilî di vescovi e religiosi, chiusura di luoghi di culto e di organismi sociali e caritativi, soppressioni di congregazioni, espropriazioni, eliminazione dei simboli religiosi da scuole, edifici pubblici e persino dai cimiteri (che vennero ...laicizzati). Fu questa sequela ininterrotta di aggressioni alla Chiesa che spinse i cattolici - sia il clero che i laici - ad opporsi alle Sinistre prima con la lotta culturale, sociale e politica e poi con le armi. Un classico caso di "legittima difesa" a livello personale e nazionale potremmo dire, visto che l'alternativa sarebbe stata la completa eliminazione della presenza cristiana in Spagna. Emerge comunque (nonostante il volume faccia chiarezza sulle vere posizioni di clero e cattolici impegnati), nel prefatore ed anche, pur sporadicamente nell'autore, un certo "imbarazzo" alquanto "politicamente corretto", nel trattare la materia a causa delle implicazioni storico-politiche successive: la 2ª Guerra Mondiale, il regime di Francisco Franco Bahamonde. I giudizi negativi sugli "alleati" italo-tedeschi e sull'organizzazione statuale che scaturì dalla vittoria, condannano senza alcuna doverosa distinzione e discernimento storico, gli spagnoli (specie se cattolici) che morirono davvero per odio alla Fede e quelli che resistettero e consentirono anche - se non soprattutto - il mantenimento delle libertà sia civiche che religiose e sarebbe il caso di non dimenticarlo.