Storia del movimento cattolico dal 1700 ad oggi

5ª puntata:
Il tempo delle occasioni perdute: una differente unione delle "piccole patrie" italiane

Il nascente, variegato e frammentato ambiente cattolico postrivoluzionario, doveva fare i conti con le rovine - non solo materiali ovvio - dell’invasione francese e dei tirannici regimi filogiacobini, e con i grandi e gravi limiti della cosiddetta "Restaurazione" imposti in particolare dall’Austria, dal Metternich. Ho già accennato (L’Arno n° 6 giugno 1999) a quel che accadde al principe di Canosa a Napoli, dimissionato da ministro dell’interno proprio dal Re che gli preferì il primo ministro notoriamente "riciclato" e referente dei banchieri Rotschild.Ma anche in altre piccole patrie italiane accaddero episodi simili. Persino lo Stato Pontificio dovette sottostare - sembra incredibile - alle disposizioni del Metternich che non solo impedirono di ripristinare le autonomie locali, le istituzioni corporative, le rappresentanze civiche tradizionali, costringendo appunto il Papato (e ci si può immaginare come si comportò con gli altri stati) a mantenere un sistema statale centralistico, "napoleonico", giungendo a far sciogliere i volontari detti "Centurioni" reclutati fra i contadini fedelissimi al Papa Re. Identica sorte subirono tutte le misure realmente controrivoluzionarie (diffusione di giornali e riviste, politica sociale, reparti volontari ben addestrati) che aveva fatto adottare il Canosa al duca di Modena Francesco IV(1). é opportuno ora approfondire degli aspetti generalmente tenuti "in ombra" per così dire dalla divulgazione corrente: la dialettica politica (persino partitica sia pur sui generis) esistente in particolare nel Regno di Sardegna e le possibilità di un risorgimento "altro", "differente", di un federalismo statuale, di una confederazione degli stati italiani, a partire dalle sensibilità definite in campo storiografico come "nazione o nazionalità spontanea". In realtà si dibatteva molto in ambienti intellettuali, diplomatici, politici e religiosi, su "come" fare un’eventuale "unione" dell’Italia. La posizione della "federazione" o ancor meglio, della "con-federazione", veniva espressa in particolare dai cosiddetti "neoguelfi" che proponevano di riunire i vari stati italiani in maniera simile ai cantoni svizzeri o alle pluriformi entità germaniche associate all’ impero asburgico, ma libere al loro interno, con il Pontefice quale primus inter pares di un consiglio dei capi di stato. Proposta che avrebbe rispettato la peculiarietà delle differenti forme di governo: ducati, principati, monarchie, repubbliche, avrebbe altresì garantito la salvaguardia delle libertà civiche, della tradizione religiosa e dei diritti giuridici di ognuno, nella consapevolezza di un comune sentimento di appartenenza ad un qualcosa che si chiamava "Italia". E’ necessario comprendere che, a livello sia istintivo ma anche razionale, gli abitanti dei vari stati della penisola si sentissero "italiani" in senso storico e ciò è persino ovvio. Tanto che anche il card. Ruffo in alcuni suoi documenti, scrive di Italia ed italiani; ferma restando l’esistenza del regno napoletano a cui esser fedeli. Questo per comprendere che l’italianità non era prerogativa dei soli rivoluzionari delle varie tendenze. Completamente differente si rivelò invece l’accento che venne posto per attuare l’unità sul nazionalismo in senso faziosamente ideologico e deteriore. "invenzione" della Rivoluzione Francese –– e delle frange più estreme e di "sinistra" quali i Giacobini senza dimenticare che sciovinismo quale nazionalismo ancor più estremistico deriva dal nome di un soldato del Buonaparte, Nicolas Chauvin –– l’ideologia con cui venne attuata l’unificazione forzata delle genti delle "piccole patrie" esistenti sul territorio italiano, causò il propagarsi di fenomeni di diffidenza verso l’entità statuale e fra italiani stessi che prima erano certamente molto più limitati (2).

note

1) voci Assolutismo e Metternich in IDIS. Istituto per la Dottrina e l'Informazione Sociale, "Voci per un "Dizionario del Pensiero Forte", a cura di Giovanni Cantoni e con una presentazione di Gennaro Malgieri, Cristianità, Piacenza 1997.

2) sulla differenza fra "nazionalismo insano e patriottismo" cfr. Giovanni Paolo II in Cristianità anno XXIV n° 249 gennaio 1996.

Bibliografia: Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, a cura di Francesco Traniello e Giorgio Campanini, Marietti, Casale Monferrato (Alessandria) 1981, 3 voll. in 5 tomi. Giovanni Spadolini, L'opposizione cattolica da Porta Pia al '98, Mondadori, Milano 1994; e Giolitti e i cattolici (1901-1914), Mondadori, Milano 1974; Giorgio Candeloro (1909-1988), Il movimento cattolico in Italia, Editori Riuniti, Roma 1974; di Gabriele De Rosa, Il movimento cattolico in Italia. Dalla Restaurazione all'età giolittiana, Laterza, Bari 1974; MARCO INVERNIZZI: L'Unione Elettorale Cattolica Italiana. 1906-1919. Un modello di impegno politico unitario dei cattolici, Cristianità, Piacenza 1993; e Il movimento cattolico in Italia dalla fondazione dell'Opera dei Congressi all'inizio della seconda guerra mondiale (1874-1939), 2ª ed. riv., Mimep-Docete, Pessano (Milano) 1995.

Articolo apparso su l’Arno n° 7 luglio 1999 anno XII