Messico, 1911-1940: cronaca di una persecuzione

L'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum sta compiendo una meritoria opera di recupero della memoria storica e di maggior conoscenza, non solo in ambito cattolico, di alcune fra le più importanti, ma misconosciute, persecuzioni di cui sono state vittime appunto i cattolici. I primi incontri sono stati dedicati ai messicani ed ai brasiliani. E proprio alla tremenda repressione che si abbattè sul popolo cattolico messicano sin dai primi anni del 1900 e culminata nell'insorgenza del 1926, quale conseguenza diretta della repressione "legale" e legislativa persino delle pur minime espressioni religiose (come le processioni o l'uscire da chiese e conventi con talare o saio!) da parte del regime rivoluzionario dei feroci caudillos, è stato dedicato il 1° incontro di approfondimento. In realtà si tratta di fenomeni epocali, quanto a significato non solo storico ma sociale e tuttavia largamente sconosciuti e comunque molto complessi. La Cristiada -- come poi venne denominata dal suo più appassionato studioso (e solitario "riscopritore", ostacolato anche da ambienti "clericali" va detto) Jean Meyer, la rivolta delle masse popolari messicane --, è uno degli aspetti di tali fenomeni. Infuriò appunto dal 1926 al 1929 ed è stata - per l'entità delle masse di campesinos e peones che vi parteciparono - di gran lunga più importante delle tanto celebrate (dalla propaganda "yankees" di Hollywood e da quella filocomunista sia "occidentale" che "orientale", concordi nel giudizio positivo), "rivoluzioni" di Pancho Villa ed Emiliano Zapata, di pochi anni prima. Un altro caso di manipolazione storica? Di leyenda negra? Da sottoporre al necessario revisionismo? Non solo, perché qui si tratta innanzitutto di conoscere finanche il semplice svolgimento dei fatti, chi erano i settori sociali coinvolti e quali ideali (se ne avevano) o ideologie e interessi, li muovevano. Ci aiuta la riflessione di padre Fidel González MCCI, docente alla Pontificia Università Gregoriana che ha tratteggiato le caratteristiche più rilevanti dei Martiri:

"La storia della Chiesa in Messico rappresenta un esempio di coraggio e resistenza, sottomessa a una violenta ostilità dal 1911 al 1940. Fu così aspra che Pio XI la paragonò a quella dei primi secoli cristiani. Il cattolicesimo messicano non fu reazionario nei confronti dei cambiamenti sociali. "I congressi" social-cattolici anteriori alla rivoluzioni, le numerose iniziative nel campo educativo, sociale e popolare, lo dimostrano ampiamente. Ma le forze liberali e massoniche trionfatrici nel 1917, rimasero nelle mani di uomini visceralmente nemici della Chiesa. Vollero cancellare per sempre l'uomo cattolico messicano. La spiegazione di una così forte intolleranza si deve ricercare nel carattere popolare del Cattolicesimo messicano, la cui diffusione fra la gente era così incomoda da dover essere soppressa con la forza. All'inizio, poiché era impossibile realizzarlo con le armi, si cercò di farlo con le leggi. Ma quando si dimostrarono inefficaci, si tornò ai plotoni di esecuzione. Nessuno dei Martiri fu sottomesso a un processo legale; nessuno fu condannato per crimini accertati dalla legge. Come nel caso di ogni persecuzione, il motivo della condanna fu la semplice appartenenza esplicitamente professata a Gesù Cristo, vivo oggi, confessato senza ambiguità con quel grido ripetuto mille volte da quei martiri prima di morire: Viva Cristo Re! Viva la Vergine di Guadalupe! Ai Martiri messicani si può applicare ciò che Sant'Efrem scriveva sui primi martiri: "Ecco la vita nelle ossa dei martiri: chi oserebbe dire che non sono vivi? Ecco i monumenti vivi, e chi ne può dubitare?" Ecco i monumenti vivi della presenza di Cristo, nei Martiri messicani, e nel "basso popolo cristiano", secondo l'espressione usata dai massoni e dai liberali riformisti di allora. Rimase fedele alla sua fede nonostante le ostilità della massoneria infiltrata nella borghesia economica e intellettuale "criolla", protagonista in parte dell'indipendenza e con frequenza protetta dai fratelli "del Nord" e dell'Europa. Lo studio attento dimostra il preciso progetto di smantellare le radici cattoliche e un dichiarato disprezzo non soltanto verso tutto ciò che era "spagnolo", ma anche verso tutto ciò che era "indio", nonostante l'apparente indigenismo di molti esponenti rivoluzionari. Molti sacerdoti sono morti mentre si recavano a celebrare la messa (nonostante la proibizione di farlo); alcuni muoiono addirittura con le specie consacrate in bocca, per difenderle dalla profanazione. I Martiri muoiono invocando la Vergine di Guadalupe. È anche la prova che Guadalupe non era un mito, né una fantasia religiosa scaturita da un sincretismo, ma un Evento che ha penetrato tutta la storia cattolica messicana e latinoamericana, come hanno detto i vescovi a Puebla nel 1989. Un altro aspetto dei Martiri è il loro impegno sociale. Li vediamo immersi in una grande attività nello sforzo di migliorare le condizioni della gente, per la giustizia sociale nei circoli operai, nella stampa, nella formazione di bambini e giovani. La vita non è separata dalla fede. I sacerdoti non rinunciano al loro ministero durante la persecuzione, e vivono nascosti, viaggiando di notte da rancho a rancho. Alcuni soldati si rifiutarono di sparare ai loro sacerdoti, e pagarono con la vita il loro gesto di gratitudine, di rispetto e di fede. Quei sacerdoti erano eroici nella fedeltà quotidiana al proprio sacerdozio, nelle circostanze difficili in cui si trovavano. Questi sono gli aspetti che metterei in evidenza come chiave di lettura della storia di un martirio, una delle storie più appassionanti e appassionate del 20° secolo".

Bibliografia

Non sono molti i testi disponibili sui Cristeros e comunque sulla vera storia del Messico al di là degli stereotipi "hollywoodiani" ovvero paramarxistici, fra di essi segnalo:
Oscar Sanguinetti, La Chiesa e le insorgenze popolari controrivoluzionarie, in AA. VV, Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia, a cura di Franco Cardini, 3a ed., Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 1995, pp. 373-407 (pp. 396-401), che fa stato dei risultati della ricerca dello storico e sociologo francese Jean Meyer, da lui stesso condensati nel suo contributo Quando la storia è scritta dai vincitori. Insurrezione vandeana e rivolta dei cristeros messicani: due sollevazioni popolari escluse dalla storia ufficiale e dalla memoria nazionale, in AA. VV., La Vandea, trad. it., Corbaccio, Milano 1995, pp. 234-246; e nell'intervista Messico 1926-1929. La guerra dei "cristeros", a cura di Alver Metalli, in 30 Giorni nella Chiesa e nel mondo, anno VIII, n. 5, maggio 1990, pp. 56-61. I testi originali di JEAN MEYER, La Cristiada, Siglo XXI editores, Mexico-Madrid- Buenos Aires 1973, 3 voll.; IDEM, La Christiade, Payot, Paris 1975 (condensato della edizione spagnola); IDEM, Apocalypse et Revolution au Mexique. La guerre des Cristeros. (1926-1929), Gallimard/Julliard, s.l. 1974 (raccolta di fonti, testimonianze orali, poesie, ballate popolari). Vedi pure la rievocazione del padre comboniano Fidel González Fernández, Messico martire, in Litterae Communionis. Rivista mensile di Comunione e Liberazione, anno XX, marzo 1993, pp. 48-50; e Idem, A causa mia, ibid., anno XX, aprile 1993, pp. 50-52; nonché l'intervista della pittrice messicana Dolores Ortega, Il potere e la gloria, a cura di Stefano Maria Paci, in 30 Giorni nella Chiesa e nel mondo, anno XI, n. 3, marzo 1993, pp. 66-70. Paolo Gulisano, Viva Cristo Re!, Il Cerchio, Rimini 1999. Luigi Ziliani, Messico martire. Storia della persecuzione, tiranni e complici, eroi e martiri di Cristo Re., Edizioni Paoline, Milano 1951 (XX ristampa). Manuel Plana, Pancho Villa e la Rivoluzione messicana, Giunti Casterman, Prato 1993. Mario Marini e Salvatore Schembri, Missionari italiani in Messico, Ed Edizioni Dehoniane, Roma 1991.

 

Articolo apparso su L'Arno n° 5 anno XIII