La voglia di esorcizzare

 

Fumetti, musica e cinema

 

Le più importanti espressioni della cultura popolare sono state influenzate dagli effetti dell’11/9; naturalmente il cinema, dato il carattere “hollywoodiano” kolossal, delle immagini dei Boeing che si schiantano sulle torri (per i molteplici aspetti dei presupposti “filosofici” dell’attuale civilizzazione basata sul “vedere”, Peter Burke, Il significato storico delle immagini, Carocci 2002). Molti film sono stati modificati, rimandati o cancellati ma a distanza di un anno per le majors (e per molti attori) business as usual. Certo la voglia di “esorcizzare” quanto accaduto ha dato spazio da un lato al rinascere delle pellicole di guerra – Black Hawk down, Windtalkers, We were soldiers, Al vertice della tensione (tratto da un romanzo di Tom Clancy del 1991 che prefigurava un attentato nucleare islamista in USA, non a caso quest’aspetto nel film è censurato e modificato in senso politically correct) -, dall’altro al successo del fantasy – Il signore degli anelli, Harry Potter, l’Uomo Ragno ma non dei cartoon disneyani – al proliferare di commedie ed ora nuovamente ( Venezia e i festival in genere ne sono i megafoni) di pellicole “radical chic” in antagonismo rispetto al comune sentire (mainstream) della popolazione “occidentale”, riflettendo l’ideologia appunto ultraprogressista dei detentori del potere intellettuale (attori, sceneggiatori, editori, giornalisti) di cui Far from heaven, The Magdalen sisters e il film collettivo sull’11/9 sono diversi ma concordanti esempi. Anche la musica sta dicendo la sua ed un posto d’onore va a Bruce Springsteen ed a The Rising coi pezzi sulla tragedia come Into the fire. Anche Paul McCartney con Freedom (album Driving rain) ha cantato sul “martedì nero”, come Neil Young col suo Let’s roll dedicato alla reazione disperata dei passeggeri del Volo 93 contro i terroristi. Domani uscirà un’antologia dei Cranberries con New New York. Ma un altro consumo culturale di massa è stato investito dai detriti delle Twin Towers, i fumetti. Specie quelli della Marvel, da sempre attentissimi ad adattarsi alla situazione sociale “reale”, hanno fulmineamente descritto lo smarrimento, l’angoscia, il senso di inutilità (e i rischi di non credibilità delle storie). Non a caso l’Uomo Ragno, il più “cittadino” dei supereroi, è stato il primo a subirne le conseguenze in Amazing Spider-Man 36 (ristampa in Marvel Mega 24). Scritto da J.M. Straczynski e disegnato da Romita Jr. è alle prese con la tragedia: perché i supereroi non hanno fatto nulla per evitarla? E adesso che contributo possono dare? Mark Millar, che con Authority e Ultimates, ha messo in scena distruzioni di massa, prefigurando in qualche modo la crisi attuale, ha di essersi accorto di aver completamente cambiato il modo di sceneggiare, soprattutto le scene di violenza e di vedere nei supereroi un approccio più militarista. Per questo motivo in uno script ha inserito una scena di distruzione causata da Hulk, con box di dialogo per spiegare gli effetti psicologici devastanti sugli spettatori. Per Millar l’11/9 sui comics ha prodotto maggior maturità. E non solo: se Capitan America – da sempre icona del patriottismo a stelle e strisce - “dato per morto” da una “bomba sporca” nell’avventura appena uscita, tornerà con storie esplicitamente ambientate nella guerra antiterroristica, Cable, mutante telepate del futuro facente parte degli X Men, partecipa già alla guerriglia fra governo peruviano e Sendero Luminoso (gruppo terroristico maoista). L’autore, Kordey, è un reduce, e così il nuovo corso dei comics è sempre più interventista e trae spunto dalle breaking news dei tg.

 

Articolo uscito su IL QUOTIDIANO della Calabria e Basilicata Speciale 11 settembre Dossier Pagina  VI “ Immaginari”  Anno 8 n° 249   mercoledì  11  settembre  2002 con lo stesso titolo