Viaggio nell’Islam ignoto

 

Il curatore Dario Fertilio parla del nuovo libro di Enzo Bettiza

 

Una riflessione senza i pregiudizi del nefasto politically correct, uno scandagliare nei meandri degli animi e delle menti dei musulmani ma anche di noi “occidentali”, un ricreare – ed è privilegio dei narratori di razza – le atmosfere dei luoghi vicini e lontani che vengono descritti, un addentrarsi nelle tortuosità, nell’impasto di passioni, ideali, interessi che è la politica internazionale “dopo” il fatidico 11/9, nel nuovo “cuore di tenebra” euroamericano, che forse deriva dalle profondità dell’anima  tipiche di chi ha un po’ di sangue slavo. È quel che cerca di fare da sempre Enzo Bettiza nei suoi resoconti di “vita vissuta” (un paragone può farsi coi reportage di Kapuscinsky) e che, grazie al sostegno prezioso ed alla cura di Dario Fertilio - redattore culturale del Corriere della Sera ed infaticabile animatore dei Comitati delle Libertà – si estrinseca anche in “Viaggio nell’ignoto. Il mio Islam” Mondadori, in uscita a fine mese. Utile compendio per gettare uno sguardo non episodico e superficiale a quel che sta accadendo.

È davvero inevitabile lo scontro di civiltà? E quanto contano le ipocrisie occidentali?

Il rapporto fra noi e l'Islám è doppio: insieme di fascinazione e di

paura.  Nel saggio, si cerca di compiere un duplice e forse triplice

itinerario nella memoria e nei libri, oltreché negli eventi in pieno corso e

tumulto. Il tutto mirato alla scoperta e in parte alla riscoperta delle

molte facce contraddittorie che le culture, le civiltà, le geografie, le

etnie, le storie e le cronache islamiche presentano a chi le osservi,

insieme da lontano e da vicino, con imparziale attenzione. Ci si sforza di

rintracciare le orme di un Islám diversificato nelle sue molteplici

reincarnazioni geopolitiche, l'Islám poliedrico di oggi e di sempre, da non

confondersi con l'Islam di volta in volta bonificato o demonizzato da

osservatori prevenuti e schematici. E' stato questo l'implicito bersaglio

analitico di almeno due terzi dell'indagine

I musulmani sono "tutti uguali"? O le differenze di etnia, cultura,

posizione sociale incidono nel loro relazionarsi con gli "altri"?

Il Viaggio nell'ignoto inizia a tragedia compiuta. Esso s'avvia verso un

orizzonte sconosciuto quando la profonda spaccatura epocale, la sconcertante

divaricazione asimmetrica tra "controllabili" guerre novecentesche e

"incontrollabili" guerre avveniristiche si è, in parte, già aperta e

consumata nell'attacco a sorpresa dei kamikaze musulmani contro i

grattacieli di New York. La trama della narrazione tiene certo conto del

passato remoto e del passato prossimo già ampiamente radunati e depositati

in precedenti volumi; ma prospettiva costante dell'itinerario è il futuro.

Un futuro gravido di enigmi e d'incognite dopo la brutale lacerazione

inferta all'anno primo del 2000 da un fenomeno assolutamente nuovo: il

geoterrorismo, definito da attenti osservatori anche "islamofascismo",

finanziato, armato ed esportato in più parti del mondo contemporaneo

dall'azienda planetaria di bin Laden. Certo, non è possibile dire che

bin Laden sia uguale a Kharzai, o Arafat a Iztbegovic. E comunque  bisogna

distinguere e non cedere alla tentazione di un giudizio ideologico

sull'Islám in blocco

L'islamismo radicale potrà configurarsi come il "comunismo" del XXI secolo?

E' un parallelo suggestivo, che alcuni hanno creduto di evocare

attraverso alcune somiglianze: la classe che supera tutte le classi sembra

vicina alla religione che aspira a superare tutte le altre; anche un certo

comunismo giuridico, dove si sostituisca al partito la comunità islamica

mondiale, può autorizzare una simile considerazione. Con questi paralleli,

tuttavia, non ci si può spingere oltre certi limiti. In ogni caso, mentre il

comunismo si presenta come una religione morente, quella musulmana

attraversa una fase di grande  forza e aggressività, e con essa dovremo fare

i conti. Se è vero che il mondo cristiano europeo viene collocato dagli

islamici nella "dimora della tregua provvisoria", a differenza di quello

americano (nella "casa della guerra"), si coglie il senso drammatico di

quanto, verosimilmente, ci aspetta

 

Articolo uscito su IL QUOTIDIANO della Calabria e Basilicata Speciale 11 settembre Dossier Pagina  IV “ Islamici”  Anno 8 n° 249   mercoledì  11  settembre  2002 con lo stesso titolo