Oriana Fallaci e Huntington. I successi editoriali

Entusiasmo, successo di vendite ma anche sconcerto

Non capite o non volete capire che se non ci si oppone, se non ci si difende, se non si combatte, la Jihad vincerà. E distruggerà il mondo che bene o male siamo riusciti a costruire, a cambiare, a migliorare, a rendere un po' più intelligente cioè meno bigotto o addirittura non bigotto. E con quello distruggerà la nostra cultura, la nostra arte, la nostra scienza, la nostra morale, i nostri valori, i nostri piaceri”. Un pamphlet “inaudito"  e inconcepibile, fenomeno editoriale con milioni di copie vendute in Italia e altri paesi (in Germania è in testa). La rabbia e l'orgoglio, Rizzoli, di Oriana Fallaci ricorda Lo scontro delle civiltà di Huntington. Anche per la genesi: se quello di Huntington nasce come breve saggio per la rivista Foreign Affairs (organo di una certa elite occidentale) e diventa corposo volume, in origine La rabbia e l'orgoglio è un articolo, sia pur sterminato, per il Corriere della Sera che la “solitaria di Manhattan” dilata a libro. Identiche reazioni: entusiasmo, successo di vendite, adesione più o meno convinta alle tesi sostenute, ma anche rigetto, sconcerto, incredulità, che diviene astio, persino insulto e richiesta di censura. Certo la Fallaci non solo ci va giù pesante (e la citazione di cui sopra è fra le più “buoniste”...) ma sembra godere nel provocare e nel rispondere più duramente agli attacchi (furibondi va detto) che le vengono scagliati. Sono soprattutto i suoi conoscenti e parte dei suoi lettori, in genere “di sinistra” – in senso generale e culturale non tanto partitico - che si indignano per il contenuto, per il linguaggio, per l’esempio della Fallaci e per l’inaspettato successo. Prescindendo dallo schierarsi pro o contro (e dalle convinzioni di chi scrive) è forse il caso di chiedersi perché è assurta a emblema di tanti “occidentali” e non solo (come Rushdie e Naipaul). Il trauma del “martedì nero” ha causato molte e differenti “crisi di rigetto” che aspettavano solo di trovare un catalizzatore in diversi ambienti occidentali, fra l’uomo della strada e fra le elite. La sensazione di angoscia, dolore, la frustrazione, l’impotenza e la rabbia per la paura di quanto accaduto e che potrebbe verificarsi dovunque e colpire chiunque, è esplosa con la Fallaci come personificazione. Una battuta in USA dice che un “hestoniano” (fautore di armi e pena di morte come Charlton Heston) è un liberal  dopo aver subito un crimine. La metafora si adatta alla Fallaci ed a molti suoi estimatori. Come Giuliano Zincone che scrive:“ Non si può rispondere sottovoce a chi stermina i tuoi amici e sfregia la tua città. Molti intellettuali del nostro tempo sono abituati a guardare il mondo dall’alto di freschi palmizi, distribuendo imparzialmente torti e ragioni, come se nulla li riguardasse. Però, quando la casa brucia, è necessario chiamare i pompieri, è giusto detestare l’incendiario, ed è sano, nei momenti critici, recuperare le emozioni basilari”. Magari la Fallaci esagera ma anche i suoi avversari non scherzano: in Francia si va in tribunale per far proibire il libro, qui si spiega il tutto o come deriva berlusconian-pubblicitaria (la gente si sa è condizionabile e segue le mode) o “gridando” più forte di Lei, insulti, accuse, psicanalisi d’accatto (Ben Jalloun ha ipotizzato “elegantemente” problemi della Fallaci  con maschi islamici...) o complottismo. Come il contraltare “editoriale” dell’Oriana furiosa, Tiziano Terzani e le sue Lettere contro la guerra Longanesi, 2002, concentrato di luoghi comuni buonisti: “l'unica via d'uscita possibile è la non-violenza” e dietrologici: “Non so se sia stato bin Laden il responsabile, però gli Stati Uniti sapevano...l’hanno lasciato accadere perché così avrebbero potuto giustificare i massacri”. Per la cronaca Terzani fino al 1975 esaltava i Khmer rossi di Pol Pot, salvo ricredersi dopo un paio di milioni di morti...

Articolo uscito su IL QUOTIDIANO della Calabria e Basilicata
Speciale 11 settembre Dossier
Pagina  VI “ Immaginari” 
Anno 8 n° 249   mercoledì  11  settembre  2002
con lo stesso titolo