Governo "pinocchio": con la benzina a 2000 lire l’inflazione andrà alle stelle

Superato il "muro" anche psicologico delle 2000 lire del prezzo della benzina, è il caso di "farsi i conti in tasca" e farli anche e soprattutto al governo di CentroSinistra ed in particolare al presidente D’Alema ed al ministro delle Finanze Visco. Entrambi gli esponenti demosinistri replicano spesso stizziti alle critiche di parti sociali ed opposizioni, sulla natura soffocante della pressione fiscale, sulla sua entità, sulla riduzione del tenore di vita degli italiani. "Abbiamo già diminuito le tasse" ripetono ossessivamente alquanto infastiditi; cerchiamo di comprendere se è vero. Purtroppo per D’Alema e Visco –– ma soprattutto purtroppo per noi italiani ––, le nude cifre smentiscono i rassicuranti proclami governativi: i dati delle ultime settimane –– in Il Giornale di venerdì 2, domenica 4 e giovedì 8 e ne La Stampa di giovedì 8 ––, forniscono un quadro molto preoccupante innanzitutto perché a giugno il fabbisogno statale è schizzato a 12 mila miliardi mentre un anno fa vi era stato un avanzo di ben 18 mila miliardi. Il che significa che i conti sono peggiorati addirittura di 30 mila miliardi che dovranno prima o poi essere recuperati. Inoltre gli studi come sempre puntuali della CGIA di Mestre (il Centro Studi della locale associazione degli artigiani) evidenziano che, a fronte di una impercettibile riduzione fiscale statale-nazionale, corrisponde un aumento pesante delle tasse "locali" (di comuni, Regioni con l’Irap ed ora persino province) che nel 1998 è balzato al 76,1% a causa appunto dell’Irap ma anche dell’ICI e delle imposte su acqua e spazzatura. Altro elemento gravemente negativo analizzato dalla CGIA sono le pratiche burocratiche che soffocano specialmente piccole e medie imprese commerciali, artigiane, dei servizi ed i liberi professionisti e che costano ben 28 mila miliardi, pesando per il 2,5% sui bilanci aziendali, con oltre 3 milioni di moduli da studiare e compilare, per i quali si perdono 50 milioni di ore in un anno, con 15 diversi enti a cui rivolgersi solo per la Legge 626 per la sicurezza sui luoghi di lavoro. In pratica la pressione fiscale che sarebbe "ufficialmente" quest’anno al 46,2% –– ed è già un dato impressionante ––, risulta molto più elevata con oltre un milione di miliardi (cifra da fantascienza) di lire prelevate dallo Stato ai cittadini che finiscono per dover lavorare 6 mesi, e forse più, per il "padrone-Stato". Su 365 giorni in sostanza, si arriva a "sgobbare" oltre 180 giorni per pagare tasse locali o nazionali poco importa, o per le pratiche burocratiche; per la famiglia, per sé stessi, solo nel resto dell’anno. Data tale situazione –– e con la benzina a 2000 lire –– come si può continuare a sbandierare il successo nella lotta all’inflazione che sarebbe intorno all’1,3 -1,5%? è una ferrea consuetudine economica (e non certo una provocazione antigovernativa) che con l’aumento della benzina si impennano quasi tutti i prezzi, di ogni settore di mercato, perché purtroppo in Italia le merci si spostano per il 90% "su gomma" ed il costo del trasporto inciderà fatalmente su quello del materiale trasportato. Non è il caso di rivedere il sedicente "paniere" di beni e servizi utilizzato per calcolare l’inflazione? Non voglio certo tirare in ballo la Dottrina Sociale naturale e cristiana, per la quale le tasse non dovrebbero superare 1/3 del guadagno personale perché gli ex-comunisti "convertiti al liberismo selvaggio", D’Alema e Visco replicherebbero con la solita arroganza ma indicare una strana convergenza fra "necessità" economico-finanziarie imposte dai "parametri di Maastricht" ed avanzata impressionante del controllo statale sulla vita delle persone, espropriate di oltre metà del loro guadagno e del tempo impiegato per lavorare. Qual è la differenza col "socialismo reale" più o meno sovietico?

Articolo apparso su L’arno n° 7 anno xii luglio 1999