Mistificazione e realtà del Centro Destra

Leggende nere, stereotipi, luoghi comuni: sulla "Destra", o più correttamente "le Destre", gli "antiprogressisti", il popolo "non di Sinistra" (già queste circonlocuzioni danno idea della difficoltà di fornire definizioni certe e valide per tutti quelli che simpatizzano con tali posizioni) si scaricano commenti, analisi, classificazioni, che rasentano l’insulto o (il che è molto peggio), mistificano le reali intenzioni, i prncìpi, i valori, i programmi dei cittadini e degli esponenti sociali e politici di questa tendenza. Se poi si decide di "scendere in piazza’’, manifestare e protestare –– come il 24 ottobre a Roma ––, scattano due tipi di commenti nei mass-media, apparentemente contrapposti, pieni di acidità e pregudizialità ma coincidenti nel fine di delegittimare e squalificare la rappresentanza scelta (crica 16 milioni di voti il 21/04/1996) dagli italiani che si riconoscono, in questa fase storica, nell’espressione partitica del Centro-Destra, il "Polo per le Libertà".

1. L’obiettivo della disinformazione.

Il fine di quest’orchestrata disinformazione è di sostituire tale rappresentanza "naturale’’, espressione cioè –– in buona parte almeno –– del corpo sociale, del Paese reale, con un’altra, falsamente "alternativa’’, ma nei fatti succube(culturalmente), reggicoda delle Sinistre. Ecco perchè "Il Polo non può e non deve fare cortei" come si è incredibilmente scritto. Da Sinistra, si demonizza come "eversiva, violenta, becera’’, qualunque "protesta sociale e politica’’ che non abbia l’imprimatur "progressista" e si piangono lacrime di coccodrillo sulla mancanza di una "Destra europea" nel Paese, afflitto invece da rissosi veterofascisti, latino-americani (quindi potenziali "golpisti"), bottegai gretti, manovrati da "occulti centri di potere" e che il manifestare in sé sia prodomo di chissà quali pericoli per "l’ordine democratico’’. Contemporaneamente, sempre da Sinistra, si ribadisce che la "Destra" non ha titolo né diritto, a scendere in piazza, perchè storicamente sono le "masse popolari" (sempre e solo di Sinistra è chiaro…) le uniche legittimate a far uso di queste "tecniche’’; mentre dall’altra parte, si è sempre represso, non si è mai "scioperato", anzi si è usata la mano dura contro tali fenomeni. Sul versante "di Centro" per così dire, nei commenti cioè di analisti che (sui fogli "indipendenti’’) si autonominano interpreti dei "moderati", dei "liberali", si utilizzano espressioni simili a quelle della disinformazione e propaganda di Sinistra, per negare ancora una volta legittimità non solo al "Polo per le Libertà" ma a tutte le espressioni socio-culturali (come le categorie produttive), di protestare "pubblicamente’’. Perchè, si ripete sino alla nausea, i "borghesi, i moderati, i liberaldemocratici", non scendono in piazza, non gridano, non "disturbano’’ il traffico e la quiete ma si limitano a fare qualche bel discorso in Parlamento o, massimo dell’audacia, in una sala al chiuso. Sorvolando sulle evidenti contraddizioni di tali analisi, infarcite dei peggiori stereotipi da manuale di AgitProp comunista, va però fatta chiarezza su storia e natura delle "Destre".

2. Origini culturali e sociali delle tendenze politiche.

Il presentare le forze di "Destra" dell’Italia di oggi, come mera filiazione delle dittature – sia "fasciste" o "nazionalsocialiste", sia "militari" – è una plateale contraffazione della realtà. Non solo perchè sono altri i riferimenti politico-culturali ma anche perchè "dittatura, repressione, arresti in massa (e pure uccisioni)", appartengono alla storia delle "Sinistre" siano esse di tendenza marxista o "progressista" e persino "liberale".Ricordiamo solo il primo golpista moderno, Oliver Cromwell che chiudeva in armi i parlamenti sgraditi, il "Terrore" del Giacobinismo, le stragi in Vandea, i caudillos iberici e latino-americani che nascono appunto "liberali" ed a Sinistra (autodefinitisi "colorados", rossi, contrapposti ai "blancos" cattolici e conservatori) e le feroci dittature comuniste. Sin dal nascere del moderno "fare politica’’, in pratica già prima della Rivoluzione in Francia, si afferma uno strapotere delle forze culturali classificabili "di Sinistra’’, che, agendo sul piano delle tendenze e e delle idee (trasformate in ideologie), producono plateali distorsioni della realtà dei fatti. Chi infatti negherebbe che l’Ancìen regime era "di Destra", era impopolare e si reggeva sulle baionette? E che le mitiche "masse" volevano la "Liberté" e, dunque stavano "a Sinistra"? Ebbene, a parte la necessità di una vera analisi dell’Assolutismo –– categoria che dava a quei regimi caratteristiche centralistiche, statalistiche, eccessivamente autoritarie, se confrontate all’organicità, al rispetto delle autonomie locali, dei corpi intermedi della società che, viceversa, connotava le forme di stato medievale e feudale –– è il caso di rammentre che, ad esmepio, a Lione, nel 1744 e nel 1786 i canonici-conti della primaziale di San Giovanni, gestori della chiesa cittadina, nel corso di grandi scioperi corporativi –– nell’Ancìen regime i lavoratori scioperavano –– degli operai setaioli, i canonici-conti consigliavano, organizzavano e sostenevano il movimento di protesta, intervenivano sulle autorita’, negoziavano con i datori di lavoro ed addirittura facevano giustizia di un magistrato che aveva fatto assassinare alcuni scioperanti. Non solo, ma in piena rivoluzione nell’aprile 1790, i setaioli con i canonici-conti, tennero una specie di "costituente sociale’’ riuscendo a ristabilire un salario minimo ed il mese dopo, sfilarono col bianco stendardo della monarchia legittima alla festa della Federazione.

3. Le "Destre" dopo la Rivoluzione in Francia.

Come conseguenza della Rivoluzione, nel corso dell’800 e nei primi decenni del ‘900, le forze "di Destra" risultano formate da una 1ª Destra, cattolica, legittimista, controrivoluzionaria (in Italia crea il moderno movimento cattolico con "l’Opera dei Congressi e dei Comitati Cattolici"), a cui si aggiungono una tendenza "liberale e nazionale" di chi è "impaurito’’ dalle conseguenze rivoluzionarie e dalla successiva fase "socialista"( dando vita quindi ad un più ampio fronte "conservatore’’) e da una 3ª tendenza "socialista e nazionale" di chi è, a sua volta, in disaccordo con la fase "anarchica" o "comunista" e si unisce alle prime due tendenze. Per sommi capi (molte altre le sfumature e le derivazioni politico-culturali) è così che si articolano i "conservatori", il "fronte antiprogressista". Inventarsi pertanto una categoria unica per definire tale aggregazione – i "moderati", i "liberaldemocratici" – senza specificare, moderati rispetto a cosa, è un artificio retorico. è il caso di precisare che nel mondo anglosassone, sin dalla fine del ‘700, tali definizioni non reggono, e che, oggi, "liberaldemocratici" esistono quelli di Vladimir Wolfovich Zhirinovskji (ex-ufficiale del KGB che in piena URSS ha creato dal nulla un partito di falsa destra per inquinare preventivamente ogni reazione anticomunista), gli inglesi notoriamente ultraprogressisti ed i giapponesi, non certo modello di onestà.

4. Precedenti storici delle Destre in piazza.

Non dimentichiamo infine le altre volte che forze, variamente ascrivibili "a Destra", hanno espresso la protesta popolare (tralascio valutazioni di merito sulle "intenzioni’’ dei promotori e sulle "conseguenze’’ di tali azioni): dopo il 1870, in Italia i cattolici (gli Intransigenti, rappresentavano la stragrande maggioranza del popolo), spesso repressi violentemente dagli ultralaicisti al potere; in Francia le manifestazioni in favore del Boulanger a fine ‘800, quelle ad inizio ‘900 dei Camelots du Roi, i giovani dell’Action Française che occupavano anche le università (senza aspettare il 1968…); le generose rivolte e marce per le libertà, sin dalla seconda metà dell’800 degli irlandesi cattolici e nazionalisti; quelle dell’Associazione Nazionalista Italiana per l’entrata nella1ª guerra mondiale; la grande rivolta di Parigi del 6 febbraio 1934 delle "Ligues" patriottiche; l’adunata dei "baschi verdi" organizzati da Luigi Gedda nell’Azione Cattolica nel 1948, fulcro dei Comitati Civici che vinsero il 18 aprile; gli imponenti cortei – in gran parte studenteschi – nei primi anni 1950 per Trieste italiana e nel ‘56 per l’Ungheria;ancora in Francia le proteste di commercianti e artigiani di Pierre Poujade e l’oceanica manifestazione con De Gaulle a fine maggio ‘68 a Parigi (della serie "moderati in piazza"); gli scioperi ed i cortei (da 500 mila ad un milione di partecipanti) nel 1971, ‘72 e ‘73 in Cile, pieni di rabbia popolare contro il regime affamatore e repressivo di Unidad Popular; le adunate del "Comitato Cittadino Anticomunista" a Milano nella prima

metà anni 1970 che davano voce alla "maggioranza silenziosa’’; la "marcia dei 40 mila" lavoratori Fiat a Torino nel 1980; le proteste antifisco sempre nei primi anni ‘80; e come non aggiungervi le manifestazioni antisovietiche ed anticomuniste in Polonia di Solidarnosc? O quelle in Bulgaria, Romania e Serbia dopo il 1989? E i cortei di Roma e Milano del ‘94, ‘95 e ‘96 promossi dal Polo. Gli italiani di "centro, di destra, moderati, liberali, conservatori, nazionalpopolari, cattolici liberali o intransigenti’’ non hanno alcun bisogno di "cattivi maestri’’ che con artificiali "ricostruzioni’’ poitico-culturali e speciose argomentazioni, vogliono negare loro il diritto di scendere in piazza per difendere le libertà concrete minacciate dalla pericolosa tendenza al regime, inglobante tutto al suo interno – sinistre, "centri" e "destre" (false ovviamente) – come nelle "democrazie popolari" comuniste - che rischia di nascere col governo D’Alema-Ciampi-Cossutta-Cossiga.

da L’ARNO N°11 ANNO XI NOVEMBRE 1998