Alcune considerazioni di carattere elettorale

Elettori, voti e tendenze politico-culturali: milioni di votanti per la
Destra – in gran parte cattolici – "senza tutela".

27,7% FI + 23,4% AN + 3,3% CCD = 54,4%. è la percentuale (largamente maggioritaria) di cattolici praticanti che votano per il "Polo per le Libertà" come risulta dai dati diffusi – non un semplice sondaggio ma un’ indagine statistica (Ispo/Cra-ACNielsen)– il 23 novembre scorso sul "Corriere della Sera" dall’Osservatorio di renato Mannheimer e "stranamente" ignorati da mass-media e politici (solo un piccolo commento su "Avvenire" del giorno dopo). Parto da questo interessante rilevamento sociologico anche quantitativamente importante – su 57 milioni di italiani i cattolici praticanti sono il 33% (recenti dati del CESNUR, Centro Studi Nuove Religioni), quindi, su circa 40 milioni di aventi diritto al voto parliamo di 10-12 milioni di elettori – per approfondire le attuali questioni politiche e le soggiacenti tendenze culturali e ideologiche che le animano: elefante e partito unico liberaldemocratico, cancellare questo Polo per vincere il CentroSinistra, unire i moderati, allinearsi agli europei per essere "moderni". Luoghi comuni supinamente ripresi sui mass-media (anche sedicenti indipendenti oltre a quelli dichiaratamente di Sinistra) non solo da Mariotto Segni e dagli alquanto scarsi "pattisti", ma soprattutto da innumerevoli giornalisti e opinionisti di "fama" e persino da pochi, benchè massmediologicamente sovraesposti, appartenenti alle basilari articolazioni del Polo (Forza Italia, Alleanza Nazionale, Centro Cristiano Democratico). Che rapporto ha questa posizione ideologica col reale, con quel che invece vogliono – votando, manifestando e protestando – gli elettori del CentroDestra e la stragrande maggioranza di iscritti e dirigenti polisti?

1. I "cattolici silenziati".

I risultati del 27 marzo 1994 (con le avvisaglie di novembre-dicembre ’93) e del 21 aprile ’96, dovrebbero aver chiarito i termini del problema. Esiste un larghissima area che, fin dal 18 aprile 1948, ha votato per la DC a causa dei riflessi della situazione internazionale e dello scontro con l’ideologia del Comunismo, pur non essendo "democristiana" (nel senso di cattolico-democratica, progressista, "dossettiana", di sinistra in parole povere) e senza sentirsi certo rappresentata dai capi della DC quasi tutti ideologicamente schierati appunto "a Sinistra". Ha votato in pratica grazie all’azione dei Comitati Civici di Luigi Gedda, della propaganda anticomunista di Giovannino Guareschi, dell’esplicito impegno di Pio XII, per un "voto cristiano" come proclamavano i manifesti dell’epoca, per "Dio, patria, famiglia". I quasi 5 milioni di consensi in più raccolti dalla DC nel 1948 rispetto alle elezioni del ’46 sono il frutto di tale azione civica, sociale e culturale. Coi voti di "Blocco Nazionale" (liberali e Uomo Qualunque), monarchici e MSI, si arrivò molto oltre il 50% di italiani schierati "a Destra". I progressivi cedimenti, soprattutto socio-culturali, democristiani – anche dei cattolici liberali come De Gasperi - alle Sinistre, l’ingabbiamento vetero-nostalgico del MSI, hanno impedito per 45 anni di costruire un fronte del Centro e delle Destre ed hanno fatto "dilapidare" l’enorme consenso ottenuto. Milioni di italiani così sono stati sospinti al "rifiuto" (astensioni, schede bianche o nulle), oppure a votare il famigerato "male minore" della DC (turarsi il naso ecc…) ma senza poter contare nulla perché nessuno assumeva, dentro il partito democristiano – ma anche nel MSI "autoprigioniero" del ruolo reducistico – la rappresentanza dei cattolici "geddiani". Cattolici cioè direttamente eredi di Intransigentismo, Opera dei Congressi, Unione Elettorale Cattolica e Patto Gentiloni, della fedeltà alla Dottrina Sociale, alle indicazioni dei pontefici. Senza "quadri" riconosciuti e riferimenti socio-politici, questa larga base di cattolici "qualunque" è rimasta "orfana" e non ha potuto avere alcun ruolo e peso. Ma col crollo del Muro a Berlino finisce anche in Italia il "ricatto" del voto bloccato e le conseguenze si hanno nelle nude cifre:

1992, DC 11.637.569 voti, il 29,7%; MSI-DN 2.107.272 voti, il 5,4%.

1994: PPI 4.268.940 voti, il 11,1%; AN 5.202.698 voti, il 13,5%; FI 8.119.287 voti, il 21%.

1996: PPI (ma con SVP e laici PRI, UD) 2.554.072 voti, il 6,81%; FI 7.712.149 voti, il 20,57%; AN 5.870.491 voti, il 15,66%; CCD-CDU 2.189.583 voti, il 5,84% .

Tralasciamo per ora i voti socialisti riversatisi in FI perché quel che interessa, conta e pesa per la prima volta, è il consenso "a Destra", in cui formazioni esplicitamente antisinistre come FI ed AN, anche naturalmente il CCD, svuotano quasi completamente DC prima e PPI poi, riducendo ad un paio di milioni di suffragi il peso reale delle correnti di sinistra, catto-democratiche, che si sono sempre arrogate la rappresentanza totale – totalitaria? – dei cattolici. Così i cattolici "del silenzio" italiani – tanto simili ai cristiani centro-orientali che subivano l’egemonia marxistica – riacquistano visibilità e importanza, anche se permangono con poca "voce".

2. La mistificazione: i voti "a Destra" (in gran parte cattolici), mass-media e politici "al Centro".

Purtroppo, quasi tutti i politologi "professionisti", così come i politici "sommersi e salvati" dalla valanga dei votanti per il Polo, non ha alcun comune sentire con questi milioni di italiani. Perché non sono cattolici praticanti e militanti e non comprendono che anche scelte "politiche" possano riflettere i princìpi cristiani, in particolare quelli della Dottrina Sociale – non per caso detta "naturale e cristiana" – che si riferiscono alla vita della società, per fare il "bene comune" e che, comunque non sono "clericali" (obbligo di prender ordini dai preti), ma appunto "naturali"; rispecchiano e rispettano cioè la natura umana ed il reale. Perché opinionisti e politici, benchè non di Sinistra a livello "di partito", sono prigionieri degli schemi ideologici veicolati per decenni dalla cultura di Sinistra grazie all’egemonia teorizzata da Gramsci e realizzata da Togliatti. Perché: a) si identifica tutto ciò che sta "a Destra" come residuo vetero-nostalgico; b) cattolico in politica con "democristiano ovvero catto-democratico"; c) non si hanno le basi per conoscere le radici socio-culturali e "sintonizzarsi" con questi cittadini. Assistiamo così dal marzo ’94 "all’eterno ritorno" di una vulgata che tenta di denigrare e delegittimare la rappresentanza politico-partitica di Centro-Destra che ancora rispetta il voto popolare e si contrappone alle Sinistre (nella società oltre che nelle istituzioni) al fine di sostituirla con "politicanti" (più che politici) che prendano ordini da chi dispone del "potere reale" (fosse pure solo quello di scrivere sui giornali). Nascono così i pianti sui "moderati, liberali, europei" che per disgrazia non esistono in Italia e che dunque vanno "inventati" mettendo da parte Berlusconi e Fini, "sudamericani" o "mediterranei" fa lo stesso, pertanto di destre incivili e pericolose. Sarebbe facile ironizzare sui soggetti scelti dai "padroni del pensiero" di CorSera, Stampa, Panorama, Sole 24 Ore, Repubblica, Espresso, Liberal, per incarnare l’idealtipo politico "europeo". In questi anni si è fatta l’esaltazione, alternativamente quando conveniva per denigrare il Polo, di Bossi e del leghismo, di Segni e Di Pietro, di Dotti, di Cossiga, Mastella e ribaltonisti al seguito, tutti onnipresenti sui mass-media come "puri" esempi "moderati e responsabili" contrapposti ai selvaggi polisti. Taciamo pietosamente sui comportamenti dei soggetti di cui sopra… per notare la corrispondenza con i giudizi di alcuni organi di stampa europei – Le Monde, El Paìs, Stern, Der Spiegel, The Economist – tutti progressisti, che però pretendono di insegnare alle Destre come debbono essere.

3. Liberal e Liberaldemocratici: né "a Destra" né "di Destra".

Proprio un pezzo di The Economist uscito anche sul n°5 del 4 febbraio scorso de L’espresso, che critica le forze "di Destra" europee (ma sarebbe meglio dire "non di Sinistra") rende l’idea. Si confondono le varie dc o partiti popolari, i liberali, i conservatori, si demonizzano le posizioni "nazionali", si sorvola sull’Irlanda, si liquidano Berlusconi e Fini con espressioni stile "Unità" (d’altronde un’inviata a Roma del settimanale inglese non è forse stata eletta col PDS?), si denigra Formigoni presidente della giunta lombarda perché "troppo cattolico" tanto che "…Non raccoglierebbe facilmente consensi a Francoforte o a Londra…"(!). Come se non contassero nulla le differenze e fingendo anche di dimenticare cos’è la CSU (Unione Cristiano Sociale) in Baviera, cattolica e molto "a Destra", eppure sempre vincente. Ma la faziosità dell’Economist svela l’inganno della vulgata "liberal e liberaldemocratica" oggi tanto di moda. Liberal nella cultura anglosassone (Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, in Scandinavia, nei mezzi comunicativi mondializzati) indica senza equivoci tendenze: progressiste, radical chic, antireligiose, antidiritto naturale nelle "moral issues" (famiglia, aborto, eutanasia, droga, fecondazione artificiale, omosessualità), sempre a Sinistra nelle scelte partitiche. Però ultraliberiste in economia (così, coi fautori della speculazione finanziaria l’accordo è totale). Liberaldemocratici: in nessuna parte del mondo sono "di Destra", o stanno "a Destra" Nella cultura anglosassone si parla di "conservatives", "right wing", magari di "populisti" o "liberali" e basterebbe il lampante caso della Gran Bretagna col partito Liberaldemocratico, formato dal vecchio Partito Liberale e dalle tendenze socialdemocratiche uscite dal Labour Party negli anni 1970-’80 per il predominio marxistico filosovietico dell’epoca. Ovviamente, non hanno nulla a che fare con posizioni "di Destra" rappresentate dal Conservative Party. Anche nel Parlamento europeo il gruppo "Liberaldemocratici e riformisti" è separato dalle Destre non solo dagli "antieuropei" - Front National, Republikaner ed altri –, ma anche dall’UpE dei neogollisti francesi, Fianna Fail irlandese, CDS-PP portoghese, greci e AN. Se passiamo alle ex-dittature comunistiche incontriamo cristiani o liberali nazionali, nazionalcontadini, piccoli proprietari, perchè i "liberaldemocratici" – se sono presenti – si dislocano più a sinistra proprio in conseguenza delle "moral issues". Una specie di radicali pannelliani insomma, come è logico date le comuni origini di liberali "filogiacobini". Ma tutto questo perché dev’essere confuso con le Destre? Perché, anche se si vogliono rappresentare posizioni centriste – parte di FI ed il CCD – si dovrebbero di nuovo lasciare senza "voce" ed espressione politica quei milioni di cattolici "geddiani" che hanno consentito di sconfiggere le Sinistre e triplicare i voti di Destra?

Filippo Salatino

Da L’Arno n° 4 anno XII aprile 1999