La tragica eredità del comunismo "A meno che non siamo tutti pazzi è certo che, anche dietro la confusione più stupefacente, sta una serie di fatti; e se siamo tutti pazzi, la pazzia non esiste". Gilbert Keith Chesterton apre così, nel corso della prima guerra mondiale, le poche pagine che compongono il pamphlet di propaganda Berlino barbara, pubblicato in lingua italiana a Parigi da uno storico editore anglofono (Thomas Nelson & Sons) e curiosamente privo di data. Sorpresa: oltre a Slobodan Milosevic, in Serbia cè altro. LOccidente scopre improvvisamente che anzitutto ci sono i serbi; poi che non tutti sono criminali. Si dovrà faticare un bel po per convincere quegli slavi meridionali di queste nostre acquisizioni, ma è un passo avanti enorme. Una cosa ancora ci si dimentica però di dire tanto quanto meriterebbe: Milosevic è un comunista. La sconfitta di "Slobo" segna la fine del ciclo iniziato con il crollo del Muro di Berlino e, remotamente, coi cantieri di Danzica? Se sì, molti sono glinsegnamenti impartiti a chi ha occhi per vedere da questo decennio lungo (speculare al Secolo breve"), in cui il socialcomunismo di marca sovietica più che scomparire si è trasformato sovente riciclicandosi. Anzitutto cè la lezione romena. Cambiare tutto per cambiare nulla, sigillando ermeticamente gli archivi Ceausescu mediante telefucilazione. Poi la lezione cecoslovacca. Un Paese creato a tavolino viene smembrato in obbedienza al teorema "una nazione, uno Stato". Due giacobinismi lun contro laltro armato. Lezione tedesca. Si stava meglio quando si stava peggio. LEst costa ed è una palla al piede. Nostalgia del razionamento come epifania della catastrofe antropologica di cui Augusto del Noce accusava il marxismo-leninismo: una volta davano il pane di Stato e lo stipendio anche se si lavorava male, adesso bisogna faticare. Aridatece i vopos: nazionalcomunisti, naziskin e Sinistra democratica (il Cancelliere Gerhard Schroeder come ricorda il "dipietrizzato" Helmut Kohl votò contro la riunificazione) sognano politici coi baffi. Come Hitler o Stalin. Lezione polacca. Fuggi fuggi dopo larmistizio. La grande rinascita spirituale che minò la base dellutopia al potere si è sgonfiata. Per chi è stretto da un collare, una catena più lunga sembra manna. Il vino della libertà (sacrosanta) si è subito mutato in aceto e così continuano a vincere i postcomunisti, come il presidente Alexandr Kwasniewski. Lezione russa: lOccidente prende la cotta per un tale e lo lancia sul mercato come un detersivo, bombardandoci con i suoi meriti veri e presunti stile pubblicità neglintervalli. Prima Mikhail S. Gorbaciov contro i gerontocrati rossi. Poi Boris N. Eltsin contro tutti: "ops, anche Gorby era comunista. Scusate, cambiamo destriero". Quando ci si accorge che il "uovo zar" ha le arachidi scariche e non riesce a diventare Superpippo, la montagna partorisce il topolino tornando al KGB. Di nuovo al via. Ma il potere logora chi non ce lha e Vladimir Putin un KGB per troppo tempo lontano dalla titolarità del potere si presenta già esausto. Come un candeggio sbagliato. Empasse. Lezione albanese: tutto questo assieme, innalzato allennesima potenza. Soprattutto la tragedia antropologica di delnociana denuncia. Domenica 8 ottobre, durante il Giubileo dei vescovi, alla presenza di quasi duemila Successori degli Apostoli, Papa Giovanni Paolo II inginocchiato davanti alla statua della Madonna di Fatima ha affidato il Terzo Millennio cristiano al Cuore Immacolato di Maria. Stando accanto allobelisco che torreggia in piazza san Pietro e guardandosi tuttattorno sembrava di essere al centro di un oceano sconfinato. Era un oceano di persone, di pellegrini. La Cristianità, così come essa è, con i suoi difetti e i suoi pregi, nellAnno Domini Duemila; quella che qualcuno anche alcuni traduttori del messalino distribuito ai fedeli confondono semanticamente con il cristianesimo. La Cristianità è la civiltà, dunque anche le istituzioni, che dal cristianesimo nasce, viene irrorata, prende linfa e trova ratio. In piazza san Pietro, la cristianità di oggi fra italiani, polacchi, libanesi, statunitensi, brasiliani e francesi issanti il tricolore giacobino con al centro, fiammeggiante, il Sacro Cuore che fu anche di Vandea (cito solo le nazioni di cui ho visto sventolare vessilli ed emblemi) era significata dal popolo che la vivifica, resto e al tempo stesso araldo di una civiltà. Orbene, affidando il Terzo Millennio alla Vergine di Fatima in questo straordinario bimillenario della nascita di Cristo, Giovanni Paolo II sottolinea con forza il contenuto di quel messaggio dato dal Cielo in tre parti ad altrettanti pastorelli portoghesi durante le apparizioni intercorse fra il 13 maggio e il 13 ottobre 1917, e che molti, troppi hanno atteso rivelarsi nella sua interezza solo con atteggiamento da "gossip ecclesiastico". LUomo di Bianco vestito non è morto percorrendo le strade della città desolata e martoriata mentre saliva il Calvario della storia come annunciato a Fatima solo perché tale annuncio costituiva monito e non profezia. I due angeli ai lati della Croce verso cui il Successore di Pietro avanza hanno riempito per tempo i loro secchi. La misura è colma del sangue dei martiri e il tributo saldato: il Papa non morirà. Perché moltissimi hanno patito il sacrificio in sua vece. Il mistero di Fatima sta decisamente al cuore del secolo XX e il pontefice ha voluto ribadirlo con forza mentre i media guardavano altrove. Lumanità è a un bivio, ha detto domenica il Pontefice; può distruggere tutto o tutto far rifiorire come in un giardino splendido. Insomma, la possibilità dello sfacelo totale può ancora realizzarsi. Per scongiurarla, il Vicario di Cristo ci ha messo del suo, e abbondante. Agli uomini, agli uomini di tutti i giorni, potenti o piccoli che siano, spetta ora fare la propria parte. Che centra tutto questo con Slobodan Milosevic e Vojislav Kostunica? Qualcuno ha in questi giorni opportunamente e felicemente riflettuto sulle implicazioni che il gesto del Papa ha al di là della consapevolezza dei suoi attori sullo scenario mediorientale, oggi insanguinato da una nuova (antica) irriducibile contesa. Chi crede a Fatima rileva una verità. Il socialcomunismo dellex area di diretta influenza sovietica è crollato miseramente su se stesso a partire dal 1989 così come la Vergine a Fatima aveva predetto sarebbe successo a condizione che Pietro e tutti gli Apostoli in comunione con lui consacrassero la Russia e il mondo al Suo Cuore Immacolato. Lo si è fatto, ma le precise richieste soprannaturali sono state ottemperate solo in parte. Qualcosa, dunque, è stato fatto e qualcosa è quindi successo. Il socialcomunismo resta una realtà tragica per milioni di persone e anche là dove è crollato dal punto di vista statuale non ha però ancora completamente abbandonato il campo. Qualcosa è stato fatto e qualcosa è successo. Qualcosa è stato omesso e quindi qualcosa è rimasto in piedi. Le lezioni impartiteci dalla storia recente dellEst europeo sono profonde e spesso dure. Quella serba di oggi racconta dello struzzo che infila la testa nella sabbia per non vedere e della differenza che corre fra un trionfo proclamato e un proclama tronfio. Per quasi un secolo si è lasciato il comunismo libero di funestare il genere umano imponendo a esso il flagello della più grande e grave realtà criminale della storia e per un decennio si è giocato al soldatino di latta, al miles vanagloriosus di cui Plauto ci ha acutamente descritto la psicologia e le risibili res gestae, che pretende di aver vinto un nemico che ha poco combattuto. Lesito urla ancora vendetta dai campi della morte dei Balcani. Non trovo espressione più felice per descrivere il dopo Muro di Berlino di quelle brillantemente sintetiche utilizzate da Giovanni Cantoni nellarticolo di fondo dellemblematicissimo n. 300 del bimestrale Cristianità, fresco di stampa: il morbo (il comunismo) è scomparso solo perché, morto il malato, è venuta meno pure la malattia. Del Noce aveva ragione da vendere: gli ex malati, oggi morti viventi, sono ancora là, allEst, così come li lasciano quei falsi dottori che non hanno mai nemmeno cercato una cura. Milosevic lo hanno cacciato i serbi; non le bombe, né le cancellerie occidentali. Nel volume Varcare le soglie della speranza, scritto con Vittorio Messori, Giovanni Paolo II afferma con limpidità cristallina: ?a caduta del comunismo apre davanti a noi un panorama retrospettivo sul tipico modo di pensare e di agire della moderna civiltà, specialmente europea, che ha dato origine al comunismo". La partita, insomma, è tuttaltro che chiusa; anzi, si è fatta ancora più decisiva. Ma queste sono solo le fandonie di chi crede a Fatima. Lavvento di Kostunica in Serbia offre se non altro loccasione per iniziare a riflettere su malati, morbo e falsi dottori, rendendosi conto che il comunista Milosevic, i tanti Milosevic del secolo XX ce li ha abbondantemente sulla coscienza quella che il Papa ha definito la " moderna civiltà, specialmente europea, che ha dato origine al comunismo". [Versione originale e completa dellarticolo pubblicato con il medesimo titolo in Secolo dItalia. Quotidiano di Alleanza Nazionale, anno IL, n. 235, del 12-10-2000, p. 7 (Commenti e Opinioni)] |