La libertà religiosa. Intervista a Attilio Tamburrini direttore della sezione italiana dell'Aiuto alla Chiesa che Soffre

Non sono purtroppo cessati gli attacchi contro la Chiesa

7, 10, 13 maggio: commemorazione dei martiri del Novecento al Colosseo, presentazione del rapporto "La libertà religiosa nel mondo" realizzato da "Aiuto alla Chiesa che soffre" (Acs), rivelazione delle rimanenti parti del messaggio di Fatima riguardanti la persecuzione contro i cristiani. Nello spazio di pochi giorni, la Chiesa Cattolica ha offerto a tutti gli uomini la possibilità di conoscere o rammentare, la vastità incommensurabile dei sacrifici patiti nel secolo appena trascorso e, quelli che ancor oggi vengono subiti dai cristiani, per la semplice appartenenza religiosa, come ha ribadito il card. Sodano a Fatima "...Gli attacchi contro la Chiesa e i cristiani con il peso di sofferenza che portano con sé non sono purtroppo cessati". Del rapporto che "fotografa" la situazione nel 1999 della libertà religiosa in tutto il mondo, dall'Afganistan allo Zimbabwe - ricerca che raccoglie in oltre 300 pagine, informazioni utili e difficili da reperire - ne parliamo con Attilio Tamburrini, direttore della sezione italiana dell'ACS (piazza s. Callisto 16, Roma, email: acs.it@iol.it), associazione pubblica di diritto pontificio fondata nel 1947 da p. Werenfried Van Straaten, olandese, popolarmente noto come "Padrelardo", che proprio nei giorni scorsi, durante il pellegrinaggio giubilare dei membri dell'ACS, ha festeggiato gli 87 anni di età.

" L'impegno dell'ACS in favore delle comunità cattoliche che vivono limitazioni alla libertà di culto, in passato portato avanti in favore della Chiesa del silenzio in Europa Orientale, è rivolto oggi verso le situazioni di persecuzione tuttora esistenti. lo studio, che riguarda 193 Paesi, ha volutamente esaminato non soltanto la situazione dei cristiani, ma quanto stabilito legislativamente o, di fatto, messo in pratica verso tutte le religioni. Il secolo che si è da poco concluso è stato quello col maggior numero di cristiani uccisi durante persecuzioni direttamente o indirettamente legate a questioni di fede - ci dice Tamburrini - e la ricerca condotta da Chiara Verna Andrea Morigi, Vittorio Emanuele Vernole mette in luce come ancor oggi la libertà religiosa in molti paesi del mondo, di ogni continente e zona culturale, sia messa in serio pericolo da persecuzioni, intimidazioni, legislazioni restrittive che limitano anche gravemente la libertà di coscienza delle persone. Per p. Bernardo Cervellera, direttore dell'agenzia Fides, che ha partecipato al nostro lavoro, occorre non solo arrivare a una vera "libertà di fede" ma anche e soprattutto "di espressione della fede sul piano pubblico", quale vera garanzia di un rispetto sostanziale del diritto a scegliersi e praticare la propria religione che gli stati dovrebbero accordare. In diversi paesi (Cina, Cuba, India, Congo Brazaville e Repubblica Democratica del Congo, Uganda e altri) si verificano situazioni per le quali p. Cervellera ha rilevato che "la misura della libertà religiosa di un paese dà la misura della libertà civile e sociale che vi è riconosciuta" ".

Ha colpito molto l'immaginario la vostra scelta di segmentare le differenti gradazioni di repressione o persecuzione, evidenziando con 6 "colori" le aree del mondo dove la libertà religiosa, in modi aperti o subdoli, viene conculcata o limitata.

" L'area "rossa" comprende Cina, Vietnam, Corea del Nord e Cuba. In Cina, oltre ai cristiani imprigionati, denunciamo anche la grave situazione dei 36.000 aderenti al movimento Falun Gong incarcerati, internati in manicomi, inviati ai lavori forzati nei "laodong zaigao", i campi di rieducazione. L'area "verde" è quella dei Paesi islamici dove ancora i non musulmani sono cittadini di serie "b" e anzi dove, in qualche caso, vige la condanna a morte per apostasia come in Mauritania e Sudan). L'Africa è una zona "nera" per l'alto numero di missionari morti in situazioni di gravi conflitti dove l'elemento religioso si mescola a fattori tribali, o di controllo delle risorse economiche e minerarie da parte di gruppi spesso sostenuti dal capitalismo internazionale. La zona "gialla" è quella dell'India e del Nepal dove l'estremismo indù ha fatto varie vittime, tra cui, recentemente, un missionario protestante e i suoi figli bruciati vivi da fondamentalisti induisti. Israele e lo Stato Palestinese rientrano nella zona "azzurra" per lo stato di continua tensione e di limitazioni cui sono sottoposti i cristiani e i musulmani dal governo israeliano. C'è infine la persecuzione "bianca" dell'Europa occidentale. In Francia il rapporto Guyard ha tacciato realtà quali l'Opus Dei e la Comunità di S. Egidio di essere delle "pericolose sette", mentre in Belgio e Germania forme di persecuzione sono emerse verso i Testimoni di Geova, gli Hare Krishna e Scientology ".

Per qualcuno e proprio nel cosiddetto libero Occidente, questo concetto di violazione della libertà religiosa, sembra "esagerato" perché le "democrazie parlamentari" (o meglio i loro rappresentanti) sarebbero, per diritto inalienabile, uniche autorizzate a decidere sugli spazi di libertà da "elargire" in materia. Ma questa concezione non rischia di innescare dinamiche tendenzialmente totalitarie?

"Certo, perché si tratta di elementi-base della violazione di questo diritto-termometro della civiltà sociale, che definiamo il risultato di un contemporaneo riconoscimento della libertà di credenza, del diritto di espressione e dei rapporti internazionali tra aderenti della stessa religione. Le offese alla libertà religiosa disgregano la coesione di questi elementi limitandone ora l'uno ora l'altro o creando un contemporaneo controllo su tutti. Non è forse pericoloso decidere restrizioni di attività o associazioni "religiose" in quanto tali? L'esempio cino-comunista dovrebbe far riflettere su uno Stato che si intromette persino nelle dispute "teologiche" interne delle religioni o pretende di "scegliere" a proprio arbitrio, chi deve guidare una comunità di fede. A queste si aggiungono le situazioni nelle quali, come in India e in alcuni Paesi dell'Africa, le religioni vengono messe una contro l'altra al fine di ricavarne delle tensioni cui attribuire matrice religiosa".

 

Articolo apparso su IL CORRIERE DEL SUD n° 8 anno IX