Aristocratici tedeschi contro Hitler

 

Smantellata la leggenda secondo la quale il nazionasocialismo
sarebbe stato generato dal prussianesimo

 

“Per l’onore. Aristocratici tedeschi contro Hitler” di Marion Dönhoff, Il Minotauro www.ilminotauroeditore.it, Roma 2002, 138 pagine, € 13. Nella collana “Identità e cultura” diretta da Massimo Viglione, appare questo interessante volume (prima edizione tedesca  del 1994, traduzione di Giuseppe Bertolini, cui si devono note e glossario, sull’edizione del 1996) con prefazione del prof. Roberto de Mattei, che tratta di un argomento tanto misconosciuto quanto trascurato: l’opposizione e la resistenza ad Hitler ed ai diversi aspetti del totalitarismo nazionalsocialista, da parte degli stessi tedeschi. Le mistificazioni e le operazioni di cancellazione dei “fatti” (anche quantitativamente rilevanti: furono decine di migliaia i tedeschi uccisi e centinaia di migliaia quelli imprigionati nei lager dal gennaio 1933 al maggio 1945) in tal senso sono innumerevoli e dovute ad azioni, al limite della disinformazione, messe in atto, paradossalmente ma non troppo, proprio dai vincitori del regime nazionalsocialista; i sovietici ovviamente ma anche gli statunitensi. Già la prefazione del prof. de Mattei giustamente demolisce un paio delle tante “leggende nere” del politically correct: che il nazionalsocialismo sia stato generato direttamente dal prussianesimo e  la stessa Prussia il risultato del protestantesimo luterano e del filo-illuminismo di Federico II. L’anima della Prussia si forma invece con l’evangelizzazione dei monaci nel 1200-1300, il cui coronamento anche “civico” e statuale fu nel 1417 l’assegnazione del feudo del Brandeburgo, durante il Concilio di Costanza, a Federico VI Hoenzollern che diventerà principe elettore del Sacro Romano Impero. E qui possono trovarsi le prime tracce della damnatio memoriæ della Widerstand tedesca antinazista che emergono abbastanza chiaramente dai commossi e partecipi ricordi dell’autrice. Le colonne portanti della resistenza al nazionalsocialismo furono infatti persone, ambienti, tendenze, idee e valori genericamente collocabili “a Destra” e per giunta “religiosi” e cristiani, con una robusta presenza cattolica. Ciò “disturbava” e disturba ancora gli schemi astratti della tante vulgate storiografiche ideologizzate (e non solo di scuola “marxista”  ma anche liberal e “progressista” sia laica che religiosa). In realtà si deve parlare di opposizioni, dissidenze e resistenze, in quanto eterogenei erano i protagonisti del rifiuto della dottrina e della prassi hitleriana. Così non si raggiunse mai un’unità di intenti fra i vari spezzoni di società civile che tentavano disperatamente di contrastare il “Behemoth” bruno anche per la contraddittorietà (inevitabile probabilmente) di chi rischiava la pelle pur solo per una critica in salotto. La Dönhoff rispecchia tutto ciò nella sua vita e nelle scelte prima e dopo il 1945: amica e conoscente di buona parte delle figure rievocate, aristocratica, oppositrice “istintiva” del brutale regime, confusamente critica anche di epoche e istituzioni precedenti l’hitlerismo e partecipe delle indecisioni sul “che fare dopo la caduta del tiranno”, immersa in un’atmosfera n cui la religione aveva un posto e un ruolo importante ma di cui lei non appare certo praticante, nel dopoguerra diventa una tipica radical chic fondatrice e direttrice del settimanale “Die Zeit”. Nel ripercorre la vita e le passioni di 7 figure emblematiche del suo mondo – che si identificava con la Widerstand – riesce comunque a farci comprendere i tormenti, i dubbi, le lacerazioni interiori, di persone abituate a servire la comunità, il proprio principe, i superiori militari e trovatasi di colpo a dover addirittura “tradire” la Patria (sono centinaia i documenti che attestano i tentativi di avvisare, spesso grazie a vescovi e cardinali e compreso il vituperato papa Pio XII, i franco-inglesi e gli statunitensi della guerra e di imminenti offensive naziste). Bernstorff, von dem Bussche, von der Schulemburg, von Moltke, Peter Yorck, Lehndorff, von Trott,  sono gli amici “scelti“ per rappresentare esemplarmente quel “noblesse oblige” che diede loro, unito spesso a richiami cristiani non formali, consapevolezza dei doveri anche morali verso il proprio popolo.

 

Articolo uscito su Il Corriere del Sud Pagina 42 “Corriere letterario”
 Anno XI n° 16 
1 – 15 settembre 2002 con lo stesso titolo