L’Italia del ‘500-‘600? Prima in Europa

 

Libri storici

 

Tocca a un anglosassone, che insegna Storia europea in Canada, documentare che l’Italia fra metà Cinquecento ed i primi decenni del Seicento, era all’avanguardia. Già, niente stereotipi alla “Franza o Spagna purché se magna”, vigliaccheria diffusa o mancanza di senso civico e dello stato,  niente corruzione e incapacità di amministrare “spagnola”, nessuna arretratezza “cattolica” e di Roma in particolare; o i “luogocomunismi” delle leggende nere che dipingono quello italiano come un popolo di fannulloni, traditori, sempre pronti a scappare per non combattere o a vendersi al potente di turno,  buoni solo a tessere intrighi, incapaci di comprendere le novità dello sviluppo economico “pre-capitalistico”, rimasti fermi a pastorizia e accumulo di terre. Ben pochi di tali paradigmi propagandistici sono veri e applicabili sempre e comunque all’intera popolazione e al territorio italico (comprendendo i possedimenti veneziani, genovesi e Malta).“Storia dell'Italia moderna 1550-1800” di Gregory Hanlon Il Mulino, Bologna 2002, collana Le vie della civiltà 584 pagine, € 26,00, diventa indispensabile strumento per conoscere (una ricca biografia testimonia della serietà del testo) quelli che sono definiti icasticamente dal Rinascimento al Risorgimento i secoli dimenticati della storia italiana. Hanlon ha pubblicato anche "The Twilight of a Military Tradition. Italian Aristocrats and European Conflicts, 1560-1800" che con grande rigore racconta di migliaia di italiani che combatterono con valore e spesso in funzioni di comando di intere armate. Il suo approccio racchiude la storia politica, sociale, culturale ed economica dando un approfondito sguardo a famiglia, condizioni sanitarie, azione della Chiesa, valori dell'aristocrazia, arte barocca, filosofia illuminista. I primati della penisola erano tanti, oggi insospettati: economia, commercio e finanza, pittura, architettura e urbanistica, virtù e scienze militari, marineria, tecnologia, buona amministrazione. Il declino fu causa di terremoti, peste, carestie, razzie turche, cattivi raccolti, mancanza d’acqua.

 

Articolo uscito su IL QUOTIDIANO della Calabria Inserto Estate Pagina 10
 “Rubriche”  anno 8 n° 244 venerdì 6 settembre 2002
con lo stesso titolo