La fede cristiana cresce
Uno studio del sociologo Jenkins ripreso nell’ultimo numero di Cristianità
Niente “campane a morto” per la religione in generale e per la fede cristiana in particolare. Il processo di secolarizzazione che interessa l’Occidente non è irreversibile, né esteso a tutto il mondo. Queste le considerazioni, per certi aspetti controcorrente, dello studioso Philip Jenkins autore dell’opera “La prossima cristianità. L’avvento del cristianesimo globale", recensito e commentato da Massimo Introvigne nel n° 310 di Cristianità (anno XXX, marzo-aprile 2002), rivista dell’associazione di apostolato culturale Alleanza Cattolica (www.alleanzacattolica.org). Di certo, sottolinea Introvigne, dal punto di vista quantitativo (e solo da questo), gli scenari futuri non vedono in prospettiva un superamento del Cristianesimo da parte dell’Islàm mentre invece si può addirittura parlare del nascere di “nuove cristianità” africane e asiatiche, vista l’ampiezza dell’Evangelizzazione in numerosi paesi secondo le conclusioni che trae Jenkins, con riferimento non solo alle tesi - che sono insieme accolte ma “corrette” - di Samuel Huntington (del cui notissimo studio “Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale”, il testo di Jennkins costituisce dichiaratamente un contrappunto e un commento, dall’ottica di storia e sociologia delle religioni) ma anche al vivace confronto sociologico in tema di secolarizzazione. Certamente quanto avviene nel Terzo Mondo dà ragione a chi afferma che le teorie della secolarizzazione si applicano, al massimo, a un limitato numero di paesi europei, in un arco di tempo storicamente determinato e non costituiscono regola universale. La tesi specifica di Jenkins, tuttavia, è che le nuove cristianità emergenti di Africa ed Asia non costituiscono un esotismo minore, o una nota a piè pagina dell’analisi accademica, ma un elemento centrale di qualunque riflessione sullo stato delle religioni nel XXI secolo. Il movimento promosso da Huntington, per un ritorno al significato centrale del concetto di “civiltà”, diventa così, nell’analisi di Jenkins, un appello a riscoprire – ma in chiave parzialmente nuova – le nozioni di “civiltà cristiana” e di “cristianità”, declinandole al plurale. La rivista propone poi una storia quasi del tutto ignorata, ripercorsa da Francesco Pappalardo in “Il declino di una tradizione militare. Aristocratici italiani e guerre europee” 1560-1800”, in cui, analizzando un’opera dello storico canadese Gregory Hanlon, si rievoca il valore dei combattenti italici in difesa della Cristianità dalla duplice aggressione di eresie ed Islàm; fino alla smilitarizzazione della società nel corso del 1700, un’epopea “nazionale” dimenticata. Giovanni Cantoni “riscopre” e ricorda il martirio di un “apostata” dall’islàm, sant’Antonio Neomartire, convertito al Cristianesimo e perciò decapitato, recensendo “Storia di Rahw al-Qurasi, un discendente di Maometto che scelse di divenire cristiano” edito dalla Zamorani di Torino in una collana curata dal gesuita Samir Khalil Samir. Il fascicolo propone anche il testo di una Preghiera alla Beata Vergine Maria della Misericordia, di santa Maria Faustina Kowalska (1905-1938) e un discorso di Giovanni Paolo II su difficoltà e ostacoli all’Evangelizzazione.
Articolo uscito su IL QUOTIDIANO della
Calabria
pagina 49
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