E se il Rinascimento diventasse trend?

 

La rivista della De Agostini è giunta con successo al secondo anno di vita

 

Chi dice che il grande pubblico non sia sensibile ad un’informazione di qualità e di elevato livello culturale? Sta infatti replicando il successo, inaspettato e duraturo, della più longeva “Medioevo”, la rivista Civiltà del Rinascimento, edita anch’essa dalla De Agostini e giunta al 2° anno (quello di aprile è il 4° numero di quest’anno, il 15° uscito), di cui è direttore responsabile Pietro Boroli mentre la direzione scientifica è affidata ad Alberto Tenenti. Pur senza giungere alle tirature della gemella Medioevo (che ha toccato punte di 100 mila copie), si è conquistata uno spazio nella divulgazione storica “di massa”, spaziando su tutti gli aspetti, gli avvenimenti e le tendenze della vita rinascimentale, notevolmente agevolata dalla curata veste grafica e dal ricco apparato iconografico a colori. Un particolare interessante e giustamente richiamato nell’editoriale, è il non limitarsi alle vicende europee ma ricercare e approfondire i collegamenti, già cospicui fra Quattrocento e Cinquecento, con l’Africa e l’ancor più lontana Asia. Collegamenti e rapporti non solo commerciali, visto l’inizio in grande stile delle campagne di esplorazione, delle conquiste coloniali. Un aspetto peculiare e poco conosciuto però è oggetto di un breve saggio di Ulderico Parente “L’evangelizzazione gesuita dell’India”. Le missioni arrivarono al loro apice nel XVI secolo, toccando non solo i territori esplorati dai portoghesi (notoriamente i re iberici si erano impegnati a sostenere la diffusione della fede ) ma irradiandosi in zone più ampie. Elena Valeri fornisce un breve ma esauriente ritratto di Emanuele Filiberto (1528-1580) il duca sabaudo  soprannominato “Testa di ferro” per la tenacia e ammirato dall’imperatore Carlo V per il coraggio, lungimirante sia in politica estera che all’interno. Federica Faitelli in “Lucrezia Borgia fra storia e mito”, si sofferma sul soggiorno a Ferrara della famosa nobildonna cinquecentesca, e sulla trasformazione della corte del marito Alfonso d’Este in una delle più brillanti dell’epoca. Ma Civiltà del Rinascimento è attenta anche ai fenomeni sociali come dimostra l’analisi di Angela Carbone “Folle di orfani, per fame e per vergogna” che “fotografa” l’abbandono dei bambini nell’Italia del 1400, fenomeno tanto diffuso da portare innanzitutto la Chiesa Cattolica e in minima parte anche le istituzioni civili, a creare strutture di ospitalità e figure come il “baliatico”. Mentre Elena de Luca si occupa dei successi della moda che già allora furoreggiava sui mercati europei grazie all’inventiva, all’abilità e al gusto delle corporazioni di artigiani della Penisola, specie per la lavorazione della seta, nella sezione filosofica Fabio Frosini cerca di comprendere il senso infinito del ricercare (capire la ricchezza delle leggi della natura quale compito dell’artista) in Leonardo e Sonia Pancetti condensa in poche pagine genesi, storia e trama de La Venexiana, definita “il più alto frutto della commedia rinascimentale” e dimostrante una sorprendente modernità. Infine – a parte le rubriche su musica, libri, mostre e iniziative in tema - Duccio Balestracci porta alla luce l’immenso lavoro dei senesi per vincere la sete della loro città con la costruzione di 25 km di cunicoli sotterranei di acquedotto, giustamente definita opera “fantascientifica” per l’ardimento tecnico, in relazione a quel tempo.

 

Articolo uscito su IL QUOTIDIANO della Calabria pagina 44 “Cultura Libri e Riviste”
Anno 8 n°125 giovedì 9 maggio 2002
con lo stesso titolo