Manipolazioni contro la vita

I progressisti del carro funebre

Qual è il problema più urgente riguardante sanità e servizi sociali in Italia? La qualità delle cure e dell'assistenza ai più deboli - malati, anziani, neonati o bambini - risponderebbe naturalmente ogni persona, senza bisogno di scomodare neppure il "buon senso" oltre che la realtà dei fatti. Ed invece no! Secondo alcuni opinionisti dei grandi organi di informazione, subito assecondati da politici e persino dal neoministro della Sanità (un luminare della scienza medica!) il problema più grave e da risolvere è quello di ...far morire (prima possibile) una certa "quota" di sventurati. Si sta riproponendo infatti tutto il trito e ritrito argomentare "politicamente corretto", "buonista", progressista (sia ben chiaro...), sulla necessità, la giustezza, il "diritto" e il "dovere", addirittura "morale" e persino "etico", di autorizzare, legiferare, favorire l'eutanasia. E non solo - si noti - di quella cosiddetta "passiva", bensì anche di quella "attiva" e finanche del "suicidio assistito". Tralascio di addentrarmi nei particolari tecnici, e francamente alquanto macabri, delle differenze nella sedicente "dolce morte" come i fanatici fautori intendono l'eutanasia appunto passiva o attiva e segnalo "il salto di qualità" nel "rivendicare" l'intervento diretto e sempre più decisivo di "tecnici della materia" (medici, infermieri, amministratori vari di strutture sanitarie) e persino il "diritto" non solo ad uccidersi (certo, ognuno è libero di farsi male...) ma ad essere "assistito" - forse pretenderanno dall'ASL il...rimborso delle spese? -. A parte gli aspetti grotteschi però il "salto di qualità" è anche nell'esternazione del dott. prof. Veronesi che sorprende e sconcerta non tanto in quanto ministro (abbiamo sentito di peggio...) bensì quale medico che, si presume, non solo abbia prestato il giuramento di Ippocrate ma anche esercitato la professione e raccolto tanto prestigio, salvando la vita ai malati e non certo proponendo, ai suoi pazienti ed ai familiari, di sopprimerli perché tanto ormai erano "morti viventi" come ha incredibilmente affermato (domenica 18 giugno 2000 su la Repubblica). Gli zelanti fautori dell'eutanasia - segnalo i politici "progressisti" con in testa il "verde" Manconi, il demosinistro euronorevole Vattimo, i consiglieri comunali torinesi, i "tuttologi" Paolo Flores D'arcais, Gian Enrico Rusconi, Montanelli, i componenti del Comitato Nazionale Bioetica, Demetrio Neri e Giovanni Berlinguer (questi ne è il presidente) guarda caso entrambi demosinistri, e purtroppo va detto con dolore, anche un ministro di Dio, il pastore valdese Bouchard per il quale è "...un diritto che va riconosciuto..." - partono dai soliti e presunti "casi pietosi", con contorsioni e manipolazioni degne della neolingua totalitaria descritta da George Orwell quale linguaggio del Partito Unico del "Socing" (Socialismo Inglese) nel romanzo-verità "1984" ("lingua di legno", era in Solzenicyn, Bukovski, Havel ed altri dissidenti, il modo di esprimersi delle ideocrazie comuniste), confondendo artatamente l'accanimento terapeutico e lo "staccare la spina" quando non c'è più nulla da fare con il dare la morte a chi è ancora vivo. Questi "giacobini dell'obitorio" sono passati anche al solito ricatto della Laicità dello Stato (con maiuscole è ovvio), del "non fare crociate", dell'autonomia dalle credenze religiose, addirittura si è scritto che la vita appartiene solo a sé stessi, non a Dio, perciò ci si può suicidare e si deve avere pure "l'assistenza" (?). Sarebbe facile rispondere con parole di uomini di fede - cito perché interessanti ed ispirate a buon senso quelle di mons. Sgreccia, Il Giornale di venerdì 16 giugno 2000; di don Leonardo Zega, La Stampa mercoledì 21 giugno; di mons. Poletto arcivescovo di Torino, Avvenire domenica 26 giugno - ma poiché qui è in gioco il buon senso comune, il dato naturale, la dura realtà dei fatti concreti, raccolgo con attenzione quel che ha scritto su la Repubblica di venerdì 16 giugno Furio Colombo - che notoriamente è tutt'altro da esser cattolico o anche cristiano, o, se vogliamo usare parametri politici, di Destra, conservatore, moderato -: " ...Perché dico no?...Infatti se dico sì... stabilisco che d'ora in poi in una AS italiana, per ragioni che potranno sembrare altrettanto logiche, ineluttabili, necessarie, si potrà sospendere il nutrimento di un corpo in quelle condizioni di estrema frontiera. E se qualcuno sposterà un po' la frontiera?... Il fatto è che ci troviamo già a uno spostamento della frontiera fra la vita e la morte... Dobbiamo sapere che esiste una spaventosa terra di nessuno, fatta di disperazione e speranza... Paradossalmente ci siamo messi nella condizione di attendere la "volontà di Dio" attraverso macchine... Temo questa via d'uscita perché, se resa automatica, produce anche, in nome delle burocrazie, grandi risparmi. In nome delle razionalizzazioni si taglia di tutto, in questa fase della nostra civiltà... la condizione di vita dei bambini e degli anziani, la sicurezza di tutti... ". Tutto chiaro dunque, anche se non è "solo" questo il problema (economico) che pone tale ennesimo tentativo di "rivoluzione culturale", o rivoluzione nelle tendenze che dir si voglia; penso quindi che abbia davvero centrato la questione p. Livio Fanzaga che su Radio Maria ha fulminato come "apologeti del carro funebre" questi progressisti così necrofili.

 

Articolo apparso su L'ARNO, n° 6 Anno XIII giugno 2000