Verso il "Buon Governo"

Analisi dei risultati delle elezioni regionali

 Quali lezioni dai risultati delle regionali del 16 aprile 2000? Innanzitutto cresce l'astensionismo: ha votato il 72,6%, rispetto all'81,3% delle Regionali di aprile 1995, voti validi 28,237,554 rispetto ai 29,881,652 delle Regionali precedenti ed ai 32,241,474 delle Politiche del 1996. Già questo deve far riflettere seriamente politici e commentatori, ma il penoso spettacolo dei referendum indica invece il contrario. Le conseguenze di tale tremenda crisi di partecipazione popolare e fiducia nelle istituzioni evidentemente vengono incoscientemente sottovalutate anche da chi - nel Polo (o Casa) per le Libertà in particolare da Forza Italia - ha vinto il 16 aprile. Ma analizziamo alcuni risultati significativi: Il CentroSinistra con Rifondazione Comunista è fermo a 11,317,537 voti, il 40,1% rispetto ai 13,889,934 voti e il 48,5% delle Regionali e perde anche rispetto ai 14,731,860 voti col 45,7% delle Politiche del 1996. Il CentroDestra più la Lega, prende 14,296,028 voti e il 50,1% rispetto a 14,491,000 voti e il 46,5% delle scorse Regionali, ed ai 14,731,860 voti col 45,7% delle Politiche. Indiscutibile la pesante sconfitta delle Sinistre e dei satelliti "centristi" e la vittoria delle forze - finalmente coalizzate - di Polo e Lega. Questo ritengo sia l'elemento più interessante: c'è - sociologicamente potremmo dire - una larghissima maggioranza di italiani istintivamente, naturalmente, "non di sinistra", che si autodefinisce o si identifica in svariate tendenze (moderato, di centro, liberale, di Destra, conservatore, autonomista, federalista). Però quelli che sono (o dovrebbero essere o si sono autonominati), rappresentanti di questo 50% e più del popolo italiano, spesso sono incapaci di interpretare, dar voce, alle reali esigenze, alle vere richieste, ai princìpi ed agli interessi di chi li vota - ne legge i giornali o guarda le tv... -. Per gelosie e anguste ambizioni o antipatie individuali, per errati calcoli di egoismo di fazione, dopo l'inattesa vittoria del 27 marzo 1994, Polo e Lega si sono autosconfitti (a livello nazionale e negli enti locali) mentre là dove si è "ben governato", le giunte sono state riconfermate dagli elettori. E proprio la categoria del "Buon Governo" dovrebbe essere riportata sugli scudi dal fronte antisinistre ora che la battaglia più "urgente" è la gestione delle Istituzioni. Focalizziamo ora alcuni risultati ottenuti dai partiti: AN ha 548.990 voti in più rispetto alle Europee del 1999 - e questo nonostante un incremento del Movimento Sociale-Fiamma Tricolore di 169.613 voti -, mentre il CCD aumenta di 243.797 voti, il CDU di 109.071, Forza Italia invece perde 246.910 voti. Il raffronto stavolta è con le Europee perché consentono un controllo degli spostamenti di consensi più aderente all'attualità, rispetto ad altre elezioni, all'azione delle forze politiche negli ultimi tempi ed alla percezione che si è avuta negli elettori. Comunque la vittoria è il risultato dell'aver toccato tasti significativi della vita sociale nazionale. Ma non perchè "quelli di sinistra sono diventi di destra" di colpo. Emblematico il caso di Sesto S. Giovanni (storica roccaforte rossa) dove ha votato Polo ben il 58% perchè i gravi problemi della sicurezza personale e pubblica sono diventati cruciali. Anche l'asfissiante pressione fiscale è stata basilare per il voto. FI in particolare, può esser definita un "sindacato contro il fisco", ragion per cui raccoglie voti da tutti. Attorno a questi 2 temi "occasionali" si è raccolto un corpo sociale variegato. Per questo si deve essere realisti. Niente infatti è più pericoloso della vittoria: anestetizza come è successo dopo l'aprile 1995. perchè, come, a che condizioni si è vinto? I politici di Polo e Lega debbono imparare dagli errori commessi per evitare di ripeterli. Essi, soprattutto quelli che fanno politica o amministrano a livello locale, devono porsi come interlocutori e diventare capifila di tendenze settoriali organizzate. Lavorando in sinergia coi rappresentanti naturali di queste tendenze socio-economiche, coi responsabili delle più svariate "lobby" presenti nel corpo sociale; ponendosi personalmente comunque, secondo un retto costume. Il futuro, secondo gli scenari che emergono dalle analisi sociologiche e dall'esperienza degli ultimi anni, è di personaggi tecnicamente preparati ed anche dottrinalmente motivati in seconda battuta. Nel Medioevo (luminoso e lungimirante) esisteva l'avocado che rappresentava il corpo sociale nei confronti del potere, già molto limitato, dell'epoca. Cosi' dovrebbero essere i partiti: collegi avvocatizi in tal senso. Oggi la politica non ha purtroppo dignità sufficiente rispetto allo strapotere della finanza spesso speculativa ed alla tecnoburocrazia senza volto di Bruxelles e Strasburgo. Solo un forte consenso popolare verso un "buon governo" risultato dell'insieme di efficiente amministrazione e cultura permeata di "pensiero forte" potrà ridare fiducia nel conseguimento del "bene comune".

 

Articolo apparso su L'Arno n° 5 anno XIII