Mantovano, socialità e solidarismo partendo dai valori

"Se oggi può esser posta una differenza netta, una linea di confine precisa tra la Destra e la Sinistra, fra le idee e l'azione politica dell'uno e dell'altro schieramento (naturalmente con tante precisazioni che comunque andrebbero fatte), è quella della difesa del diritto naturale a Destra, ed invece dello sforzo per cambiare la natura, a Sinistra, dell'immaginarsi un uomo diverso da quel che è, secondo un progetto costruito a tavolino".

Così l'on. Alfredo Mantovano sintetizza non solo il "Manifesto dei valori" fondanti di Alleanza Nazionale ma chiarisce anche le posizioni completamente opposte, della concezione di uomo e società, fra Destra e Sinistra. Il giovane e dinamico esponente di AN ci illustra il contenuto del documento che non parla solo astrattamente di princìpi e valori ma anche dell'applicazione nella pratica di governo nazionale e, soprattutto regionale e locale.

"Certamente, perché riteniamo che i Valori non siano bandierine da sventolare in determinate circostanze, quando può far comodo, e poi magari "riposti; al contrario, debbono essere concretamente attuati e quindi tradursi in delibere ad esempio, se ci riferiamo alle giunte regionali. Prendiamo il diritto alla vita che AN richiama come uno dei punti cruciali: i consultori che sostengono (o dovrebbero...) le madri, i genitori in difficoltà, dipendono dalle regioni per tanti fattori, devono fare l'attività di prevenzione, per evitare l'aborto, che la stessa legge prevede. Per altro, non soltanto nel Parlamento Europeo ma ripeto, in tutti i luoghi in cui si esercita la partecipazione popolare, abbiamo posto e continueremo a porre obiettivi del genere - e così articolati -; questo può dare il senso dell'impegno della Destra".

Nel Manifesto ci si richiama con tenacia ai princìpi di sussidiarietà e partecipazione, solidarietà e tutela della famiglia, di libertà di scelta per l'educazione, come definirebbe quest'insieme di posizioni?

" Il "pensiero forte" della Destra, in aderenza alla Dottrina Sociale intesa nel senso del "diritto naturale", non solo in quanto cristiana o cattolica. Perché esiste un filo logico in questi punti che parte dalla persona e dall'individuazione del momento in cui la persona c'è (il momento del concepimento) e vi è una progressiva dilatazione di interesse nei campi in cui la persona opera. Intanto viene ben sottolineato dal testo, l'integrità della persona, con la lotta alla droga ed a tutto ciò che mina l'equilibrio interno. Per passare alla famiglia, ai corpi sociali intermedi, alla nazione, allo stato e infine alle comunità più ampie come quella europea. Tutto ciò riteniamo che sia conforme ai princìpi immutabili del diritto naturale che sono quelli che connotano l'azione politica della Destra".

Sono aspetti complementari per AN quelli di sussidiarietà e partecipazione dei lavoratori nella gestione delle imprese e l'auspicare un federalismo però "sociale e solidale", in uno stato non più centralistico, "napoleonico" e, contemporaneamente, un'Europa che sia sul serio "Comunità" di patrie, di nazioni e non solo una merchant bank.

" Ci sono stati parecchi equivoci anche a Destra, in passato, frutto dell'eredità del Fascismo, che era prevalentemente statalistico (non è la sede per discutere perché e come). Ma la tradizione della Destra è quella del rispetto delle realtà e delle culture territoriali, non è statalistica, magari livellatrice. Vorrei rammentare l'esperienza storica e concreta del Sacro Romano Impero, molto interessante perché valorizzava le specificità locali da un lato e dall'altro collegava tali realtà in vista di obiettivi comuni. L'imperatore Francesco Giuseppe si rivolgeva "...ai suoi popoli...". Al di là della persona, dei momenti storici, si può rilevare un'unità che rispettava le diversità di etnia, cultura, religione e territorio. Ora, le giunte locali dovranno impegnarsi a promuovere le peculiarità, le ricchezze socio-culturali. C'è una dimensione sociale che viene sottolineata nel documento, sussidiarietà non è parola vuota per AN (vorrei dire per il Polo). In senso "orizzontale", tale principio significa riconoscere e promuovere tutti i corpi intermedi a cominciare dalla famiglia. L'impegno delle Regioni d'altronde, sarà ancor più cruciale con le prossime consiliature costituenti che sottolineeranno gli aspetti di autonomia. È ovvio che la scelta è fra mettere in piedi "ministati" con strutture che sommano burocrazia a burocrazia, oppure comprendere lo spirito alla base della riforma e realizzare un federalismo effettivo".

Dal piccolo al grande. C'è la conferma che la Destra italiana è a favore della "Patria europea" come viene definita; si sgombra così il campo da polemiche riprese ultimamente? In sostanza AN non è euroscettica ma eurorealista?

"Muoviamo critiche all'integrazione europea perché sinora lo è stata "per difetto", non per "eccesso". Nel senso che si è pensato quasi esclusivamente agli interessi finanziari, molto poco alle basi comuni europee in termini di partecipazione popolare, sovranità reale, ideali e politiche. Andrà fatto molto per recuperare un ruolo dell'Europa conforme alla sua tradizione di attenzione alla persona, a tutti gli ambiti in cui la persona opera, anche di un'attitudine volta al rispetto dei diritti umani nelle aree dove ancora sono conculcati - penso soprattutto agli stati ex-comunisti -. Ci attendiamo dall'Europa la difesa delle libertà concrete, a cominciare da quella dell'istruzione. Se oggi, la Sinistra continua a imporre una parità scolastica solo formale, sarà l'Europa la realtà con cui fare i conti e daremo il nostro contributo. Inoltre, non per ultimo, il contrasto alla criminalità deve avere sempre più dimensioni europee. Si perde in partenza se ci si limita ai confini nazionali. Eurorealisti quindi anche perché - al di là dell'enfasi di certi movimenti su tematiche (identità, tradizioni "municipalistiche", diremmo noi italiani, "piccole patrie" si definiscono nel resto d'Europa) che rischiano di cristallizzarsi in esclusivismo se non inserite in visioni più ampie ma sempre "naturali", appunto l'Europa come comunità - se il pensiero va a quando il continente è stato importante, durante il sacro Romano Impero, lì addirittura vi era tale considerazione non soltanto delle singole realtà culturali e di popolo dei territori ma delle stesse etnie, senza badare al loro piccolo o grande numero. E l'imperatore quando visitava una zona, incontrava tutti nessuno escluso e rendeva loro omaggio. Questo esempio è l'esatto opposto di qualsiasi tentazione xenofoba che può avere qualcuno".

Infine on. Mantovano, proprio alla presentazione del Manifesto, don Gelmini oltre a testimoniare l'impegno contro la droga, ha messo in guardia dai rischi di un'immigrazione incontrollata, specialmente "islamica". Le Sinistre hanno gridato alla xenofobia, forse trascurando i problemi di convivenza civica, non certo le questioni religiose che sono un'altra cosa.

"Intanto don Gelmini non mi risulta iscritto ad AN e nel documento si parla positivamente dell'immigrazione legale e ci si preoccupa di quella clandestina. Il problema che poneva comunque, è di enorme complessità e non può certo esser risolto con slogan. Da tempo si riflette sulle intricate questioni che pone; ritengo davvero mortificante riassumerlo in termini di "ha fatto male o bene". Il problema esiste a tal punto - è ipocrita fingere che non ci sia - che se un non mussulmano va in un paese che lo è (esistono gli stati islamici non dimentichiamolo), non dico che si alza un imam che paventa l'invasione cristiana, bensì la polizia che, di fronte a semplici segni personali come il portare il crocefisso, la Bibbia, interviene e duramente. Non si deve forse considerare anche la reciprocità quando si fanno rilievi del genere?"

 

Articolo apparso su 7GIORNI7 n° 8 anno II