Un nuovo caso per Sherlock Holmes Dopo
l’Inquisitore un altro romanzo di Rino Cammilleri Un
giallo in cui Garibaldi, Cavour, i re piemontesi e compagnia, fanno la
figura dei “cattivi” “
Gli unici due romanzi che ho deciso di scrivere dopo una lunga
attività di saggista, 22 titoli,
li ho dati alle stampe proprio con la San Paolo - il primo
“L’Inquisitore” ha avuto grande successo anche all’estero con
4 edizioni – perché, praticamente, del giallo cattolico da
Chesterton in poi nessuno se ne occupa più. Vorrei riaprire il filone
e indicare una strada: il giallo storico ed il filone sul
Risorgimento, avvalendomi dell’“immodestamente” grande
competenza su Serlock Holmes e Conan Doyle. Ho quindi mescolato i
generi con risultati che i lettori stanno giudicando alquanto
positivamente stando ai
riscontri in libreria” Una
riscoperta di un genere letterario che ha avuto padri nobili ma forse
nessun erede, a parte il Carlo Alianello de “L’inghippo”
negli anni 1970, di un autore dedito al recupero di temi cattolici
fortemente caratterizzati. Questo significa che si può fare
divulgazione anche storica, persino agiografica, attualizzando
percorsi di scrittura che all’apparenza sono più “leggeri”,
minori, ma che forse colpiscono di più l’immaginazione di un
nutrito numero di lettori, in questa fase “post-moderna” anche
nella cultura, con tutto quel che implica questo paradigma
esistenziale contemporaneo. “
In effetti la fiction è potenzialmente in grado di raggiungere un
pubblico molto più vasto che non il saggio erudito e quindi in
qualche modo c’è, diciamo, da rifare – specialmente in campo
cattolico – una cultura storica che deve passare per forza da lì.
Con brutto termine (che a me non piace anche perché di stampo
marxista) si parla di “revisionismo”; ecco, come a Sherlock Holmes,
a me interessa soprattutto la verità”. Con
questa battuta ha innescato la querelle che va affidata al giudizio
dei lettori; in particolare com’è stata accolta quest’incursione
nel poliziesco classico per eccellenza, nel mistery per dirla
all’anglosassone, dai fan di Holmes? E come da quelli del Cammilleri
polemista? “Devo
dire che si è verificata una cosa strana - o forse neanche tanto –
sono andato in giro, praticamente in tutto il Nord, per presentare il
romanzo, insieme con Andrea G. Pinketts, massimo scrittore italiano di
noir; abbiamo dato vita a un team per lanciare quest’apocrifo
che trasporta l’idolo dei giallisti più accaniti in un contesto
italiano, per di più religioso e segnato da vicende storiche
realmente accadute (quasi tutte, un po’ di fantasia ovviamente c’è).
Perché al di là delle idee, e delle ideologie persino, che fanno da
filo conduttore dell’intreccio, lettori ed esperti – compreso
Pinketts che altrimenti non si sarebbe “scoperto” in pubblico con
me - dicono che sia un
bel giallo, ricco di colpi di scena e con un finale a sorpresa come i
racconti del genere che si rispettino. Fra l’altro, nell’ambiente
degli sherlockiani, questa è l’unica volta che il detective così
britannico ed ottocentesco – in senso materialistico, razionalistico
– si trova ad indagare nei confronti del Mistero. Con la M maiuscola
e con tutto quel che significa. Per dirla in modo del tutto non
conformista: Dio esiste?
E se esiste, è cattolico?”. Allora
ai lettori è piaciuto? E la San Paolo un’editrice così
“istituzionale”, alquanto politicamente corretta, dopo la sua
prima “provocazione”, un romanzo su un inquisitore personaggio
positivo, dunque qualcosa di assolutamente anticonformista, persevera
nel pubblicarla? Accettando una trama in cui la religione “ne esce
bene” ma i mostri sacri, i tabù moderni del razionalismo, della
scienza, della massoneria, del Risorgimento ed i suoi protagonisti –
Garibaldi, Cavour, i re piemontesi e compagnia – fanno la figura dei
“cattivi”. incredibile per la vulgata che “fa tendenza” e che
detiene il potere culturale. “Rispondo
con un’altra provocazione; un’editore è pur sempre un’editore. L’Inquisitore
ha avuto con la San Paolo 3 edizioni
ed altre 3 in precedenza
e siamo a 6, 4 traduzioni come dicevo prima,
il libro continua a vendere, evidentemente hanno pensato che
una “merce” così, piace non a pochi ma a tanti, cattolici e non,
che evidentemente pensano con la propria testa quando decidono cosa
leggere”.
Articolo uscito su
Il
Corriere del Sud
pagina 39 “Libri” Anno X |