Un nuovo caso per Sherlock Holmes

Dopo l’Inquisitore un altro romanzo di Rino Cammilleri

Un giallo in cui Garibaldi, Cavour, i re piemontesi e compagnia, fanno la figura dei “cattivi” Il “diavolo” scettico e razionalista al cubo e “l’acqua santa” un sacerdote campione della difesa intransigente della Fede cristiana (e del Papa Re), mistico e impegnato nel sociale, insieme in un giallo? Sembra il massimo dell’assurdo persino nel regno della libertà della mente e della  fantasia,  qual è (o dovrebbe essere) la letteratura. Eppure è quanto troviamo nelle pagine di un racconto singolare sin dal titolo “Sherlock Holrnes e il misterioso caso dì Ippolito Nievo”, opera della penna affilata di Rino Cammilleri che la maggioranza dei lettori conoscono per “il santo del giorno” su Il Giornale, per le molteplici collaborazioni (Oggi e Studi Cattolici, Il Timone bimestrale di cultura cristiana, direttore di unacollana storica per le edizioni Piemme) e per i volumi apologetici ed agiografici. A Cosenza ha  presentato il romanzo storico (edito dalla San Paolo) presso la Libreria Domus, su iniziativa del centro culturale “Lavinium” promosso da Enrica Marelli, per la selezione del “Premio città di Scalea”. Cammilleri crea un complesso “giallo” su più livelli di lettura, storico ma anche religioso e per di più cattolico – il deuteragonista di Holmes è un dinamico don Bosco -, rinverdendo la tradizione degli apocrifi dedicati al celebre personaggio di Conan Doyle. Inevitabili le richieste di chiarimento su questo suo tentativo per i tipi della San Paolo, nota ovviamente come editrice di saggistica religiosa.

Gli unici due romanzi che ho deciso di scrivere dopo una lunga attività di saggista, 22 titoli,  li ho dati alle stampe proprio con la San Paolo - il primo “L’Inquisitore” ha avuto grande successo anche all’estero con 4 edizioni – perché, praticamente, del giallo cattolico da Chesterton in poi nessuno se ne occupa più. Vorrei riaprire il filone e indicare una strada: il giallo storico ed il filone sul Risorgimento, avvalendomi dell’“immodestamente” grande competenza su Serlock Holmes e Conan Doyle. Ho quindi mescolato i generi con risultati che i lettori stanno giudicando alquanto positivamente stando  ai riscontri in libreria

Una riscoperta di un genere letterario che ha avuto padri nobili ma forse nessun erede, a parte il Carlo Alianello de “L’inghippo” negli anni 1970, di un autore dedito al recupero di temi cattolici fortemente caratterizzati. Questo significa che si può fare divulgazione anche storica, persino agiografica, attualizzando percorsi di scrittura che all’apparenza sono più “leggeri”, minori, ma che forse colpiscono di più l’immaginazione di un nutrito numero di lettori, in questa fase “post-moderna” anche nella cultura, con tutto quel che implica questo paradigma esistenziale contemporaneo.

In effetti la fiction è potenzialmente in grado di raggiungere un pubblico molto più vasto che non il saggio erudito e quindi in qualche modo c’è, diciamo, da rifare – specialmente in campo cattolico – una cultura storica che deve passare per forza da lì. Con brutto termine (che a me non piace anche perché di stampo marxista) si parla di “revisionismo”; ecco, come a Sherlock Holmes, a me interessa soprattutto la verità”.

Con questa battuta ha innescato la querelle che va affidata al giudizio dei lettori; in particolare com’è stata accolta quest’incursione nel poliziesco classico per eccellenza, nel mistery per dirla all’anglosassone, dai fan di Holmes? E come da quelli del Cammilleri polemista?

Devo dire che si è verificata una cosa strana - o forse neanche tanto – sono andato in giro, praticamente in tutto il Nord, per presentare il romanzo, insieme con Andrea G. Pinketts, massimo scrittore italiano di  noir; abbiamo dato vita a un team per lanciare quest’apocrifo che trasporta l’idolo dei giallisti più accaniti in un contesto italiano, per di più religioso e segnato da vicende storiche realmente accadute (quasi tutte, un po’ di fantasia ovviamente c’è). Perché al di là delle idee, e delle ideologie persino, che fanno da filo conduttore dell’intreccio, lettori ed esperti – compreso Pinketts che altrimenti non si sarebbe “scoperto” in pubblico con me -  dicono che sia un bel giallo, ricco di colpi di scena e con un finale a sorpresa come i racconti del genere che si rispettino. Fra l’altro, nell’ambiente degli sherlockiani, questa è l’unica volta che il detective così britannico ed ottocentesco – in senso materialistico, razionalistico – si trova ad indagare nei confronti del Mistero. Con la M maiuscola e con tutto quel che significa. Per dirla in modo del tutto non conformista:  Dio esiste? E se esiste, è cattolico?”.

Allora ai lettori è piaciuto? E la San Paolo un’editrice così “istituzionale”, alquanto politicamente corretta, dopo la sua prima “provocazione”, un romanzo su un inquisitore personaggio positivo, dunque qualcosa di assolutamente anticonformista, persevera nel pubblicarla? Accettando una trama in cui la religione “ne esce bene” ma i mostri sacri, i tabù moderni del razionalismo, della scienza, della massoneria, del Risorgimento ed i suoi protagonisti – Garibaldi, Cavour, i re piemontesi e compagnia – fanno la figura dei “cattivi”. incredibile per la vulgata che “fa tendenza” e che detiene il potere culturale.

Rispondo con un’altra provocazione; un’editore è pur sempre un’editore. L’Inquisitore ha avuto con la San Paolo 3  edizioni ed altre 3  in precedenza e siamo a 6, 4 traduzioni come dicevo prima,  il libro continua a vendere, evidentemente hanno pensato che una “merce” così, piace non a pochi ma a tanti, cattolici e non, che evidentemente pensano con la propria testa quando decidono cosa leggere”.

 

Articolo uscito su Il Corriere del Sud  pagina 39 “Libri”  Anno X
 
n° 14   1 – 31 AGOSTO 2001
con lo stesso titolo