Intervista al sottosegretario Alfredo Mantovano

“Queste sono le mie priorità”

“Non è mia abitudine – ma neanche dei colleghi di Governo per la verità –  perdere tempo con questioni o problemi personali, preferisco occuparmi di cose concrete, delle tante emergenze che stiamo affrontando”.

Alfredo Mantovano non smentisce la sua fama di “diplomatico” e cerca, nei limiti del possibile, di stemperare le polemiche interne a maggioranza e Governo (in particolare quelle col sottosegretario Taormina che, da penalista, era impegnato come  difensore del presunto boss della SCU pugliese Prudentino che invece l’esponente della Destra, sia da giudice che da componente dell’Antimafia, ha sempre cercato di  assicurare alla Giustizia) ed auspica – tra le righe – una linea ferma ma non certo “forcaiola”, sulla questione immigrati clandestini, dichiarando che lo stesso presidente Berlusconi ha attivato un “tavolo di raccordo” per risolvere la situazione. Mantovano benché ancora “precario” nella sua permanenza da sottosegretario al Viminale (dato che ci conferma che il ministro Scajola le deleghe e le ripartizioni delle competenze non le ha formalmente definite e, con l’aria che tira, è probabile che se ne riparlerà dopo il G8)  precisa quelle che dovrebbero essere le coordinate della politica della sicurezza del Centro-Destra.

Qual è la situazione che avete trovato al Ministero e quali i problemi più urgenti che dovete risolvere in questi primi famosi 100 giorni

“Quel che abbiamo trovato è sotto gli occhi di tutti, marcata disattenzione per le tante sfaccettature riguardanti ordine pubblico e sicurezza da parte di chi ci ha preceduto; stiamo quindi  impostando una strategia assolutamente diversa rispetto al passato. Nel senso che puntare quasi esclusivamente sulla sola repressione – che è indispensabile ma che non è né l’unica né la principale strategia di contrasto – porta comunque ad andare in svantaggio nei confronti delle molteplici e ormai sofisticate forme di aggressione criminale. Invece bisogna pensare alla strategia della prevenzione, il che significa controllo attento e coordinato del territorio, anche prevenzione in senso stretto, patrimoniale, cercare di acquisire i patrimoni frutto di attività criminale, attraverso la confisca dei beni. Sono strumenti  che vanno utilizzati in modo più esteso di quanto non sia avvenuto sinora”

Controllo più attento del territorio: si riferisce ad un potenziamento dei primi esperimenti che in alcune grandi città, come Milano e Napoli, sta effettuando l’Arma col carabiniere di quartiere?

“L’esperienza in corso è interessante, andrà osservata in tutti i suoi aspetti ed in quel che “produrrà” ma posso già dire che sta generando fiducia perché nel momento in cui un militare in divisa si presenta negli esercizi commerciali di una strada, si fa conoscere, lascia il biglietto da visita, la gente, in questa presenza costante, troverà maggior sicurezza e sarà sicuramente invogliata a rivolgersi alle forze di polizia per risolvere  i problemi. E comunque avrà un atteggiamento complessivo di maggior collaborazione”.

Veniamo a quella che forse è l’emergenza più evidente ed attuale: l’immigrazione; cosa sta succedendo nel governo e nel Centro-Destra? Ci sono voci discordanti in AN, FI, Lega e CCD-CDU. Cosa farà il Ministero degli Interni?

“Ci sono ipotesi di lavoro avanzate dalle forze politiche della maggioranza. Ipotesi che non sono coincidenti e che andranno necessariamente raccordate. Da questo punto di vista Palazzo Chigi ha già avviato un “tavolo di raccordo” al tempo stesso politico, con la Casa delle Libertà ed istituzionale coi Ministeri maggiormente interessati, per arrivare ad una linea di azione necessariamente unitaria, che passi attraverso una miglior applicazione delle disposizioni esistenti che hanno dato buona prova; una rettifica invece di quelle che hanno dimostrano nella realtà di esser estremamente lacunose. Il tutto in un quadro globale  di integrazione  e regolarizzazione di chi viene in Italia, al tempo stesso di rigore di chi arriva clandestinamente”.

Cosa si pensa di fare però per le emergenze? Se il confronto nella maggioranza e nel Governo dovesse prendere per le lunghe si sappia che la vita reale, ed i suoi problemi, non aspettano; qui in Calabria ogni giorno vi sono altri sbarchi.

Il Governo è costituito da appena un mese e non è fatto di “maghi merlini” che con la bacchetta magica risolvono tutte le questioni piccole e grandi. Ripeto che si è trovata – soprattutto su questo “fronte” – un’eredità pesantissima; le emergenze vanno affrontate coi centri di prima accoglienza, nelle strutture esistenti. Qualche segnale è già stato dato perch6 nei giorni scorsi, quando sulle coste calabresi è arrivata l’ennesima nave, carica di centinaia di clandestini che hanno chiesto lo status di rifugiati, sono stati immediatamente accompagnati a Foggia dove si è recata la Commissione competente del Ministero. In questo modo abbreviamo notevolmente i tempi dell’istruttoria per il riconoscimento della qualifica di rifugiato; mentre in passato c’era una pre-istruttoria da parte del prefetto e dopo, una disamina ulteriore della Commissione. Qualche segnale significativo lo stiamo dando anche sul piano dell’emergenza; sul resto è chiaro che questioni così complesse non si risolvono in poche settimane”.

Lei parlava di raccordo fra i ministeri; forse anche quello degli Esteri dovrebbe chiedere informazioni, e magari esercitare una pressione, sui governi mediterranei che lasciano partire le famigerate “carrette del mare”?

“Direi che il profilo europeo ed internazionale, sono i più importanti. Perché nel momento in cui la nave o il gommone prendono il largo, immaginare un contrasto è sempre qualcosa di pericoloso, sia per chi lo mette in opera che per coloro che sono trasportati. Non significa che rinunziamo a priori al contrasto, significa che la linea principale di intervento è nell’opera di persuasione che va fatta, a livello diplomatico, di alcuni partner europei che hanno dimostrato un’attenzione non completa al fenomeno e di altri Paesi che aspirano ad entrare nell’UE – come la Turchia – da cui porti salpano le carrette. Il raccordo col Ministero degli Esteri direi che sia fondamentale ed anzi pregiudiziale, rispetto a tutto il resto, se vogliamo davvero controllare l’immigrazione”.

 

Articolo uscito su IL QUOTIDIANO della Calabria pagine 1 – 7 Anno 7
 n° 193 Domenica 15 luglio 2001 col richiamo in prima